La storia di Lisbona

La storia di Lisbona risale all’era pre-romana. Narra la leggenda che sia stata fondata da Ulisse, ma più probabilmente furono i fenici a gettare le fondamenta della città. Agli inizi fu un costante terreno di battaglia, che vide avvicendarsi ai fenici prima i greci e poi i cartaginesi. Nel 205 a.C. iniziò il dominio romano, che sarebbe durato due secoli, e Lisbona, ribattezzata Felicitas Julia da Giulio Cesare, diventò la città più importante dell’Iberia occidentale.

Nel 714 arrivarono dal Marocco i mori, che soppiantarono una serie di tribù del nord. Essi fortificarono la città e resistettero all’attacco dei cristiani per ben 400 anni, ma nel 1147 dovettero infine cedere la città ai nemici, i quali impiegarono un altro secolo a completare la riconquista del Portogallo. Nella metà del XIII secolo Lisbona sostituì Coimbra nel ruolo di capitale del paese e crebbe rapidamente grazie al proliferare dei traffici marittimi e terrestri.

Il XV secolo fu l’Era delle Scoperte, l’epoca d’oro delle esplorazioni marittime portoghesi. Non contento di aver scacciato i mori dal territorio portoghese, il principe Enrico il Navigatore decise di stroncare la potenza economica dell’Islam cercando un modo di aggirare i suoi territori via mare e per trovarlo ingaggiò i migliori marinai, cartografi, costruttori di navi e astronomi che fu in grado di reperire. Nel 1434 una delle sue navi superò il tanto temuto Capo Bojador, sulla costa occidentale africana, mettendo così fine a una superstizione marinara secondo la quale questo luogo segnava la fine del mondo. Dal canto suo, il principe trovò il proprio tornaconto nello sfruttamento dell’oro e degli schiavi dell’Africa occidentale. Il 1497 è l’anno della scoperta della rotta marittima per l’India, compiuta da Vasco da Gama. La ricchezza portata da queste spedizioni trasformò Lisbona nell’opulenta sede di un vasto impero e segnò anche l’inizio dell’elaborato stile architettonico manuelino, che trova la sua massima espressione nel Mosteiro dos Jerónimos di Belém.

I giorni gloriosi che videro Lisbona diventare il più prospero centro mondiale dei commerci non durarono a lungo.

Il costo delle spedizioni, il mantenimento di imperi oltreoceano e il tentativo di cristianizzare il Marocco misero in ginocchio il Portogallo.

Nel 1580 Filippo II di Spagna inferse un duro colpo all’orgoglio nazionale portoghese appropriandosi del trono; i nazionalisti impiegarono 60 anni per rovesciare il loro rivale e restituire il paese al suo popolo.

Alla fine del XVII secolo le sorti si invertirono nuovamente con la scoperta dell’oro in Brasile, in seguito alla quale Lisbona poté tuffarsi in un nuovo periodo di lusso sfrenato.

Anche stavolta, tuttavia, la cuccagna non durò a lungo: nel 1755 un grande terremoto ridusse la città a un cumulo di macerie e Lisbona non riuscì più a recuperare potere e prestigio.

L’episodio colpì l’immaginario dei contemporanei e del grande Voltaire, che ne scrisse nel Candide.

Dopo i quattro anni di occupazione napoleonica la capitale, come il resto del paese, visse per più di un secolo in una situazione di caos politico e di insurrezione militare.

All’inizio del XX secolo, nell’arco di 16 anni il governo cambiò 45 volte.

Nel 1926, l’ennesimo colpo di stato portò alla ribalta un nuovo nome: quello di Antonio de Oliveira Salazar, che in breve riuscì a passare dalla carica di ministro delle finanze a quella di primo ministro.

Salazar governò il Portogallo per 36 anni, instaurando un regime autoritario che durò fino al 1976.

Durante il suo governo furono vietati i partiti politici e gli scioperi e il paese fu tenuto sotto controllo per mezzo della censura, della propaganda e della forza bruta, rappresentata dalla temutissima polizia segreta.

La rivoluzione del 1974, nata anche dal dissenso popolare verso la durissima repressione militare attuata dal governo nelle colonie portoghesi, aprì lentamente il cammino verso la democrazia.

L’instabilità politica che ne seguì si risolse molto lentamente, e nel 1986 il Portogallo entrò nella Comunità Europea (ribattezzata Unione Europea nel 1993).

Con il sostegno anche economico dell’Unione, Lisbona (e il Portogallo) poterono finalmente chiudere i conti con la pesante eredità dell’era di Salazar.

Negli ultimi anni la stabilità di governo, unita agli ingenti finanziamenti dell’UE (particolarmente graditi a Lisbona, dopo che il grave incendio del 1988 distrusse il quartiere di Chiato), ha dato il via a un’era di rinnovamento della capitale portoghese, che nel 1994 è stata dichiarata Città Europea della Cultura.

I successivi anni di forte crescita economica sono stati alimentati da importanti progetti nel settore delle infrastrutture, come quello del Ponte de Vasco da Gama, il ponte fluviale più lungo del Portogallo.

I programmi di recupero e sviluppo edilizio hanno portato al restauro di quartieri storici, come l’Alfama. Altre opere di ristrutturazione e abbellimento sono state intraprese in occasione dell’Expo ’98 (il cui tema era l’Oceano): è stata ampliata la metropolitana, il porto è stato ingrandito, sono stati costruiti nuovi alberghi e alcuni importanti architetti hanno abbellito la città con magnifici monumenti.

Lisbona ha in parte riacquistato l’orgoglio del passato e, con la sua atmosfera di rinnovata vitalità e le opere pubbliche in cantiere, guarda ora a un futuro certo in Europa.