Storia della Russia
Novgorod – Rurik – Gli Zar – Manoscritto Nestoriano – Il periodo dei torbidi
La prima “città” russa di cui si ha notizia è Novgorod fondata da parte dei Variaghi (normanni) guidati da Rurik o Rörek (il suo titolo fu Principe di Novgorod ) intorno all’ 862. Alla sua morte, avvenuta nel 879, Il suo successore fu Oleg, che spostò il centro del potere a Kiev .
Tra il X e XI secolo Kiev divenne una potenza dominante nella regione. Il cambiamento delle rotte commerciali provocò il declino della potenza di Kiev. Novgorod dichiarò la sua indipendenza da Kiev unendosi alla Lega Anseatica (un’alleanza di città ) che aveva il monopolio nel Commercio su gran parte del Mare Baltico e del Mare del Nord.
Nel XIII secolo (dopo la distruzione di Kiev nel 1240) si ha l’invasione dei Mongoli guidati da Genghis Khan, i suoi successori fondarono tra il Don e il Volga il Khanato dell’Orda d’Oro (lo stato tartaro in Russia fondato da Batu Khan, nipote di Genghis Khan) riducendo i principati russi in una posizione tributaria di sudditanza. Durante questo periodo, i principi di Moscovia (Mosca), ottennero alcuni privilegi divenendo esattori tributari dei Tartari e sfruttarono la loro posizione per ampliare i loro domini, Mosca intanto diventa il centro religioso del paese.
Nel 1280, Daniele, il figlio di Alessandro “Nevsky” granduca di Vladimir e principe di Novgorod, diventa Granduca di Mosca.
Nel 1380, il principe di Mosca Dimitrij, affronta sconfiggendoli i Tartari a Kulikovo ai confini sud della Russia e sulle rive del Don dove morirono circa 100.000 soldati, comunque le incursioni tartare perdurarano fino al 1480 finche il suo discendente Ivan III (Ivan il grande) ha posto fine al dominio tartaro.
A differenza della battaglia di Kulikovo nel 1380, dove l’armata russa era stata distrutta, e dopo il nuovo incendio di Mosca ad opera dei tartari, la vittoria sui tartari dell’Orda d’Oro fu definitiva.
Durante il suo regno , Ivan III, amplia notevolmente i propri domini includedo Novgorod, Pskov, Tver, Rjazan e Smolensk.
Nel 1493 sposa la principessa bizantina Zoe Paleologa, discendente dell’ultimo imperatore di Bisanzio. Con questo matrimonio Ivan III sosteneva che Mosca era diventata la “Terza Roma”, infatti con la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi, era l’erede legittimo degli Imperatori e dunque la Russia l’erede della civiltà romano-bizantina.
Fu il primo a dotarsi del titolo di Czar (Caesar)con lui iniziò la dinastia dei Zar, L’aquila bicipite diventa il simbolo dello Stato.
Sua moglie, che aveva vissuto a Roma, portò a Mosca alcuni architetti italiani per costruire le cattedrali del Cremlino.
Napoleone definì Mosca “la città dalle cupole d’oro”..
I successori di Ivan III furono:
- Vasili III Ivanovich – dal 1505 al 1533
- Ivan IV (Ivan il Terribile) – dal 1530 al 1584
- Fedor I – dal 1584 al 1598
- Boris Godunov – dal 1584 al 1605
- Fedor II– dal 13 aprile 1605 al 1 giugno 1606
- Dmitrij I – dal 30 luglio 1606 al 17 maggio 1606
- Vassili IV – dal 1606 al 1610
- Ladislao IV – dal 1610 al 1613
- Mikhail III Romanov – dal 1613 al 1645
- Alessio I Romanov – dal 1645 al 1676
- Fedor III – dal 1676 al 1682
- Ivan V – dal 1682 al 1696
- Pietro I (Pietro il grande) – dal 1689 al 1725
- Caterina I – dal 1725 al 1727
- Pietro II – dal 1727 al 1730
- Anna I– dal 1730 al 1740
- Ivan VI – dal 1740 al 1741
- Elisabetta – dal 1741 al 1762
- Pietro III– nel 1762
- Caterina II (Caterina la Grande) – 1762 al 1796
- Paolo I – dal 1796 al 1801
- Alessandro I Romanov – dal 1801 al 1825
- Nicola I Romanov – dal 1825 al 1855
- Alessandro II Romanov – dal 1855 al 1881
- Alessandro III Romanov – dal 1881 al 1894
- Nicola II Romanov (l’ultimo zar) – dal 1894 al 1917
Il 25 ottobre, un’ala secessionista dei socialdemocratici (chiamati bolscevichi e guidati dall’esule Lenin) presero il controllo e trasferirono il potere ai soviet, trasformati in consigli di governo. Guidato da Lenin e sostenuto da Trotskij e dal georgiano Stalin, il governo sovietico introdusse immediati cambiamenti. Ridistribuì la terra a coloro che la lavoravano, siglò un armistizio con la Germania, istituì una polizia segreta per combattere ogni forma di opposizione (la Ceka) e creò l’Armata Rossa affidata alla guida di Trotskij. Nel marzo del 1918 il partito bolscevico fu ribattezzato partito comunista e la capitale fu trasferita da Petrograd (il nuovo nome di San Pietroburgo, scelto perchè il precedente suonava troppo tedesco) a Mosca. L’assassinio del vecchio zar e della sua famiglia fu parte di un sistematico programma di arresti, torture ed esecuzioni. Intanto nelle regioni meridionali e orientali del paese si erano formati eterogenei gruppi di oppositori al regime comunista uniti solo dal nome, i ‘bianchi’. Seguirono 3 anni di guerra civile, con circa 1,5 milioni di cittadini costretti all’esilio. Le conseguenze economiche della guerra civile furono disastrose e culminarono con la terribile carestia del 1920-21 (circa 4/5 milioni di persone morirono). L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche fu fondata nel 1922 e, dopo la morte di Lenin nel gennaio del 1924, furono raggiunti nuovi eccessi nei maltrattamenti agli esseri umani dal suo successore, Stalin. Questi introdusse la collettivizzazione delle fattorie, distruggendo la classe contadina e il suo stile di vita. Molti contadini resistettero ma milioni furono uccisi o esiliati in campi di concentramento in Siberia e nell’Asia centrale. Il patto di non aggressione tra Russia e Germania fu il preludio alla seconda guerra mondiale con Hitler e Stalin che si scambiavano stati e territori. Le cose cambiarono nel 1941, quando l’Operazione Barbarossa diede inizio a un sanguinoso periodo di guerra e sofferenze che avrebbe provocato la morte di 26-28 milioni di Russi, un sesto della popolazione. Le battaglie di Leningrado (l’antica Petrograd) e Stalingrado (oggi nuovamente chiamata con il nome originario Volgograd) furono particolarmente lunghe e terribili. Un milione di soldati sovietici morirono per difendere Stalingrado, città importante anche simbolicamente a causa del suo nome. Alla fine della guerra, la ‘liberazione’ sovietica dell’Europa orientale assunse ben presto un carattere diverso. L’esteso controllo su gran parte dell’Europa dell’Est permise all’URSS di riprendersi rapidamente dalla guerra e di diventare una superpotenza mondiale. Stalin riprese la pratica delle epurazioni e, a mano a mano che la Guerra Fredda si sviluppava, egli identificò il nuovo nemico del paese nell’ideologia e nell’influenza occidentale. Dopo la morte di Stalin nel 1953, Nikita Krusciov divenne segretario del PCUS e cautamente cercò di destalinizzare il partito e sostenne gli aiuti a Cuba. I suoi sforzi furono frustrati dal conservatore Breznev, che rimise Stalin sul piedistallo, e dalla diplomazia di J.F. Kennedy (o meglio dalla sua politica del ‘rischio calcolato’). Malgrado la repressione crescente, nacquero movimenti dissidenti, esasperati dal lussuoso stile di vita dell’èlite del partito. Ma il cambiamento era nell’aria e la sgradevole immagine del comunismo sovietico sarebbe stata presto spazzata via dall’iconoclasta Mikhail Gorbaciov. Gorbaciov introdusse riforme politiche ed economiche (perestrojka) e favorì una maggiore trasparenza (glasnost). Nel 1988 sconvolse il mondo indicendo delle elezioni per trasferire il potere dal partito a un nuovo parlamento. La riduzione del controllo interno portò all’indipendenza delle 15 repubbliche sovietiche, prime fra tutte quelle baltiche. La diminuita sfera di influenza del paese e la crescente crisi economica favorirono il dissenso interno. · Un colpo di stato reazionario nel 1991 indebolì ulteriormente la posizione di Gorbaciov e aprì la strada al suo successore Boris Eltsin. Potere e proprietà sono state lentamente trasferite dal Soviet ai Russi, è nata una nuova Confederazione di Stati Indipendenti (CSI), con Eltsin presidente di una Russia nuovamente indipendente. Gli ulteriori conflitti con la vecchia guardia conservatrice hanno provocato altro spargimento di sangue; è stata varata una nuova costituzione e si è instaurata una dinamica di tira e molla tra i nazionalisti sostenitori dello status quo, i gruppi di comunisti e i partiti riformisti. E’ stato rieletto l’indeciso e dittatoriale presidente Eltsin nelle elezioni del 1996. Nel 1999 la situazione appare ancora più incerta, si era sparsa la notizia che Eltsin era morto e che era ormai diventato un surrogato e una pallida copia di se stesso. L’economia peggiora sempre più: nell’agosto 1998 il rublo è stato lasciato fluttuare ed ha avuto una caduta libera. Nel maggio 1999 Eltsin ha licenziato il premier Evgenij Primakov e il resto del governo, mentre la camera bassa si preparava a votare per la messa in stato d’accusa del presidente. Nel marzo 2000 Vladimir Putin è diventato il nuovo presidente della Russia, dopo essere stato per sei mesi in una posizione di ‘guardiano’. Nel maggio 2002 il presidenteBush e il presidente Putin hanno firmato a Mosca l’accordo per la riduzione dei due terzi degli arsenali nucleari dei loro paesi. Parallelamente l’Unione Europea e gli USA hanno riconosciuto alla Russia lo status di «economia di mercato». Pertanto le esportazioni della Russia nei confronti dei principali partner commerciali saranno facilitate, le tariffe doganali saranno ridotte; ne consegue anche che essa può essere oggetto di misure commerciali punitive. Il nuovo status è una tappa fondamentale per essere membro dell’Organizzazione mondiale del commercio. Durante il vertice G8 del giugno 2002 è stato deciso l’ingresso della Russia a pieno titolo nel G8 e non più come semplice frequentatore di fatto del club; inoltre Putin riceverà un pacchetto di aiuti da venti miliardi di dollari per la messa in sicurezza dell’arsenale ex sovietico ereditato dalla Russia. In cambio, il presidente russo ha accettato di far svolgere controlli sull’attuazione del piano a rappresentanti degli altri sette stati.
Novgorod
Novgorod (città nuova), E’ una delle piu antiche città russe, le prime notizie risalgono all’859.
- NOVGOROD LA GRANDE, E’ uno dei maggiori centri storici e artistici della Russia, a circa 200 km da San Pietroburgo. Il suo cremlino viene citato per la prima volta attorno al 1050 e sul suo territorio si trova la Cattedrale di S. Sofia dell’XI sec. Al suo interno, la venerata icona della Vergine del Segno, importante simbolo della cultura nazionale.
Situata sulle rive del fiume Volchov, la città è uno dei simboli della formazione e della difesa della sovranità nazionale russa. Ed è stata città di grande importanza politica ed economica: protagonista in varie fasi storiche di lotte tra principati e popoli allo scopo di formare un grande stato unitario russo, la città è anche la patria delle tradizioni democratiche e repubblicane. A partire dal XII secolo gli aristocratici novgorodiani iniziano ad eleggere i propri rappresentanti e dal 1193 fu ratificata l’eleggibilità dell’arcivescovo.
E non a caso, pochi anni prima, nel 1169, il Gran Principe Andrej Bogoliubskj cercò di eliminare Novgorod, ma senza successo: l’esercito di Novgorod sconfisse la schiera del Gran Principe, salvando quindi la città . La vittoria di questa battaglia si attribuisce alla protezione dell’icona della Vergine del Segno, per questo venerata dal popolo russo.
Allo stesso modo, nel XIII secolo la città resiste ai mongoli, anche se in seguito i tartari decidono di non assalire la città , in cambio di enormi tributi in oro. - · La città è legata alla figura del Principe Jaroslavl Mudrij (il Saggio), che gettò le fondamenta del diritto russo e fece di questa città uno dei grandi centri dell’istruzione russa, fondando nel 1034 una delle prime scuole, con 300 allievi. La biblioteca della Cattedrale di S. Sofia era il centro di raccolta dei documenti, libri religiosi e testimonianze scritte della storia medievale russa.
A partire dal XVIII sec inizia la decadenza di Novgorod, che ai giorni nostri non riflette certo il prestigio del passato, essendo una piccola città di provincia, che non ha subito particolare crescita economica e sviluppo nel corso degli ultimi 50 anni. Ampiamente sfruttata come meta turistica in epoca sovietica e come sede di alcune industrie, ha visto un relativo abbandono negli anni Ottanta e Novanta, e solo negli ultimi anni si nota uno sforzo per richiamare l’attenzione dei turisti e degli uomini di cultura, con operazioni di restauro.
I monumenti più importanti della città sono il Cremlino e la Cattedrale di Santa Sofia, che si trova al suo interno.
Rurik, Ròrek o Rjurik
- Fu il capo Variago che conquistò il controllo di Novgorog intorno al 862. L’esatta nazionalità di Rurik non è chiara: alcuni storici lo considerano Svedese, alcuni lo identificano all’ omonimo Danese Ròrek.
- Anche sul modo con cui acquisì il controllo su Novgorod i pareri sono controversi.
- Secondo il Manoscritto Nestoriano, il potere gli fu conferito dalle tribù locali desiderose di avere un governo che desse loro ordine e sicurezza.
Rurik rimase al potere fino alla sua morte avvenuta nel 879. - I suoi successori (la dinastia Rurik), spostarono il centro del potere a Kiev fondando quello che sarà noto come Rus’ di Kiev, che mantenne il controllo su tutta la regione fino al 1240.
Il manoscritto Nestoriano
- Per lungo tempo la stesura fu attribuita a un monaco di nome Nestor e perciò nella storiografia russa è conosciuta come Cronaca di Nestor o Manoscritto Nestoriano .
- La convinzione corrente è che la Cronaca sia un collage di molti frammenti di cronache e che l’attribuzione a Nestor sia legata al suo ruolo di estensore di parte del materiale e di raccolta degli altri contributi. Altri frammenti sono attribuiti a tale Sylvester, che fu hegumen ( priore?) del convento di San Michele nel villaggio di Vydubychi vicino a Kiev, durante il regno di Vladimir II Monomaco.
- L’originale è purtroppo andato perduto e la copia più antica ha sicuramente subito integrazioni posteriori, così che è molto difficile stabilire l’esatto contenuto del testo originale e da quante mani sia stato scritto.
- Numerosi studiosi hanno tentato di ricostruire il testo originale basandosi sulle copie posteriori e su annotazioni provenienti da altre cronache.
- La Cronaca è giunta a noi attraverso numerosi manoscritti sfortunatamente non contemporanei ad essa, il più antico, detto Lavrentivano, risale al XIV secolo (1377). Deve il suo nome al monaco Lavrentii che ne fece la copia su ordine di Dmitri Costantinovich, principe di Suzdal. Il manoscritto comprende molto aggiunte provenienti da cronache contemporanee come da quelle di Volinia e di Novgorod.
- La Cronaca, come molte altre cronache coeve, inizia con la narrazione del Diluvio. Il compilatore mostra di conoscere a fondo gli storici bizantini, egli fa uso specialmente di Malalas e di Giorgio Hamartolus. L’estensore della Cronaca ebbe anche sicuramente la possibilità di consultare altre cronache, in lingua slava, oggi perdute. Molte leggende sono mescolate alla storia nella Cronaca Nestoriana, il loro stile ਠtalvolta così poetico da far pensare che si tratti di parti tratte da bylinas (poemi epici in lingua slava) andati perduti.
- La parte più antica è ricca di queste leggende in mezzo alle quali sono collocato fatti storici come l’arrivo dei tre fratelli variaghi (Rurik, Sineus, Truvor ), la fondazione di Kiev, l’assassinio di Askold e Dir, la morte di Oleg, ucciso da un serpente nascosto nello scheletro del suo cavallo e la vendetta perseguita da Olga, moglie di Igor sui Drevliani che avevano ucciso suo marito. Il resoconto dell’opera dei santi Cirillo e Metodio tra popoli slavi è di grande interesse ed a Nestore dobbiamo anche la narrazione di come Vladimir il Santo soppresse, a Kiev, la fede in Perun e negli altri dei di origine slava.
- Come testimone oculare il cronista descrive solo i regni di Vsevolod e Sviatopolk (1078 – 1112) ma egli afferma di aver raccolto molte informazioni dalle labbra di uomini anziani due dei quali furono Giurata Rogovich di Novgorod , conoscitore del nord della Ruthenia, della Petchora e di altri luoghi e di Jan un uomo che morì all’età di novant’anni nel 1106 ed era figlio di Vistata, il voivoda di Yaroslavl, e nipote di Ostromir il Posadnik per il quale la cronaca era stata scritta.
- La lingua della Cronaca, come si ricava dal più antico manoscritto appena menzionato, è paleo-slava con molti russismi.
Gli Zar:
Vasili III Ivanovich (o Vasilij III Ivanovič)
Figlio di Ivan III e Sofia Paleologa nasce a Mosca il 25 marzo 1479, muore a Mosca il 3 dicembre 1533
Zar dal 1505 al 1533 Succede al padre, Ivan III, continua la politica del padre e dedica la maggior parte dei suoi sforzi al consolidamento delle annessioni.
In politica interna Vassili III cerca l’appoggio della Chiesa nella lotta contro l’opposizione feudale (Vasilli viene ricordato come il costruttore di molte chiese).
Nel 1521 costrinse all’esilio il metropolita Varlaam (come i boiari Vasili Shuiski e Ivan Vorotynsky),”colpevole” di non partecipare alla lotta di Vasili contro il principe Vasili Ivanivich Shemyachich.
Nel 1525, fa giustiziare sia il diplomatico che Ivan Bersen-Beklemishev per aver criticato apertamente la sua politica.
Dal 1525 al 1531 vennero giustiziati, tra gli altri, lo statista Vassian Patrikeyev e lo scrittore Maksim Grek.
La sua politica estera si incentra sull’espansione verso sud-ovest provocando lo scontro con il Khanato (regione sottoposta a un Khàn, titolo del fondatore dell’impero mongolo, Gengis Khan, e dei suoi successori) di Crimea e di Kazan e la guerra con la Lituania.
Durante il suo regno, Vasili III, previleggia la nobiltà a scapito dei boiari.
Ivan IV (Ivan il Terribile) – Zar dal 1533 al 1584
Il XVI secolo fu caratterizzato dal regno espansionistico ma brutale di Ivan IV, figlio e successore di Basilio III. · Rimasto orfano a soli tre anni, a tredici si volse contro i boiari che, approfittando della sua giovane età, gestivano direttamente il potere. Dopo essersi fatto incoronare ufficialmente zar (1547), operò un immediato e vigoroso rafforzamento dell’autorità personale del principe attraverso il Consiglio degli eletti (1549) e una nuova assemblea, lo Zemskij Sobor (1550). · Valendosi di un corpo militare da lui creato, gli strel’cy (1550), ridusse all’obbedienza gli esponenti della grande nobiltà. Furono i metodi spietati usati contro quest’ultimi che gli valsero l’appellativo di Ivan il terribile. · Nella lotta contro i boiari, risultò fondamentale la riforma dell’opricnina (una polizia politica a salvaguardia del suo regime e della sua persona). conquistò le capitali tartare del Volga Astrakan, Kazan, Kusum e tutta la Siberia Sposò Anastasia Romanovna Zacharina (assassinata dai boiari) che fu una moglie perfetta per Ivan: mite, fedele, Anastasia esercitò un’influenza moderatrice sul collerico marito e fu una delle pochissime persone di cui lo zar si fidò ciecamente. · Nel 1581, in uno scatto d’ira, lo zar uccide accidentalmente suo figlio Ivan Ivanovich. · Gli Oprichniks gli sfuggono di mano diventando un potere, quasi criminale, a sè. · Ivan ordina l’uccisione di molti nobili e contadini e introduce la coscrizione obbligatoria per rinsaldare l’esercito che combatte in Livonia. · Spopolamento e carestie si susseguono. Quelle che erano state le più ricche zone della Moscovia diventano le più povere. · A causa di una disputa con la repubblica di Novgorod Ivan ordina agli Strelizzi di massacrare la popolazione. I morti sono stati da 30 a 40.000 anche se a livello ufficiale ”solo” 3.000, tra nobili e gente comune.
Fèdor I
Fèdor I – Zar dal 1584 al 1598 · Fu l’ultimo zar della dinastia Rjurik, (secondogenito di Ivan IV) nato con dei grossi problemi mentali, fu per tutta la vita soggiogato dal cognato, Boris Godunov, che proseguì la politica di Ivan IV. · Sotto costui la Chiesa ortodossa russa divenne autonoma dalla Chiesa greca. · La classe dei boiari fu compressa a favore di una classe media di proprietari terrieri, per i quali decretò che i contadini non potessero abbandonare i villaggi loro assegnati, neppure per passare alle dipendenze di altri proprietari (servitù della gleba). · Fedor ha ereditato una terra stremata dagli eccessi del padre, e la mancanza di un vero governo durante il suo regno non fa che aumentare la velocità di declino della Russia. · Alla sua morte, la lotta per la successione, fa si che lo stato precipiti verso gli anni noti come il ”periodo dei torbidi”. La dinastia dei Rjurik si estinse con il secondogenito di Ivan il Terribile, Fèdor I
Boris Godunov
Boris Godunov Zar dal 1598 al 1605 Alla morte di Fèdor, Boris Godunov fu eletto zar dallo Zemsky sobor (un assemblea di boiari, religiosi e borghesi).
Negli anni che seguono combatte con successo contro la Svezia, stimola il commercio estero e si dimostra spietato con le famiglie di boiari che gli si oppongono.
I boiari tentarono di rovesciare Godunov, giudicandolo un intruso, perchè l’erede legittimo di Fèdor era il figlio Dmitrij ucciso con una coltellata alla gola nel 1591.
I boiari, aiutati dai Polacchi, trovarono un tale che assomigliava allo zarevic morto (Grigory Otrepyev) e tentano di imporlo al posto di Boris Godunov con il nome di Dmitrij I. Dmitrij raccoglie tutti i suoi seguaci, forma un piccolo esercito ed entra n Russia nel giugno del 1604.
I nemici di Godunov, inclusi gruppi di cosacchi provenienti dal sud, si uniscono al suo esercito. Durante la marcia verso Mosca le forze di Dmitrij si scontrano due volte con i soldati dello zar, nella prima battaglia Dimitri è vincitore ma viene sconfitto nella seconda.
Ne seguì l’inizio di un periodo di crisi politica detto “periodo dei torbidi“.
Boris Godunov morì improvvisamente nel 1605, lasciando l’instabile regno al figlio Fëdor II.
Fèdor II
Fëdor II Godunov (1589 – 1605) (Zar dall’Aprile a Giugno del 1605) a soli sedici anni succede al padre, Boris Godunov, morto improvvisamente il 13 aprile 1605,
I boiari che avevano sostenuto il padre non sono però disposti ad appoggiare un ragazzo e così dopo appena due mesi e mezzo di regno, nel giugno 1605, viene detronizzato per mettere sul trono il Falso Dimitri I.
Fëdor e sua madre vengono imprigionati dall’esercito russo, passato dalla parte di Dmitrij,e uccisi poco dopo.
Dmitrij I
Dmitrij I– Zar dal 1605 al 1606 · Il 20 giugno il falso Dmitrij (o Demetrio il cui vero nome era Grigory Otrepyev) entra a Mosca. Il 30 luglio 1605 viene incoronato zar, dopo aver fatto uccidere Fëdor II.
Dopo pochi mesi gli appoggi al nuovo zar cominciano a vacillare sia per l’alleanza con la Polonia che dalla sua neccessità di riscuotere tasse.
Dimitrij annuncia di avere intenzione di sposare una nobile polacca di religione cattolica Marina Mniszech, fino allora tutti gli zar che avevano sposato una donna di altra fede religiosa, questa, prima del matrimonio si era convertita alla fede ortodossa.
Dmitrij annuncia che la sposa non si converte, probabilmente lo scopo era quello di portare la religione russa al cattolicesimo per mantenere i legami con i suoi sostenitori polacchi. La decisione fa crescere lo scontento nella Chiesa ortodossa russa, tra i boiari e tra la popolazione.
la Moscovia entra in un periodo di caos, la guerra civile che si scatena per il controllo del trono, tra le varie fazioni dei boiari, è aggravata dalle interferenze del Regno di Polonia e dell’Impero svedese e dal diffuso malcontento popolare.
Gli stessi boiari che hanno appoggiato Dmitrij contro Boris Godunov iniziano a cospirare contro di lui.
Il 17 maggio 1606, circa due settimane dopo il matrimonio, i cospiratori entrano nel Cremlino. Dmitrij tenta di fuggire attraverso una finestra ma viene raggiunto e ucciso. Il suo corpo viene prima esposto e poi cremato, le ceneri vennero disperse verso la Polonia.
Il Regno del Falso Dmitrij I dura meno di dieci mesi.
Vassili IV
Vassilij IV dal 1606 al 1610 · Durante il suo regno, durato solamente quattro anni, deve affrontare oltre che l’esercito polacco anche un ulteriore presunto figlio di Ivan IV ( Il falso Dimitri II in realtà si chiamava Andrei Nagi) ·
Nel 1610 Vassili IV viene battuto dai polacchi nella battaglia di Kluchina. Dopo aver sconfitto e catturato Vassili IV (viene portato in prigionia in Polonia dove muore lo stesso anno) il re di Polonia mette sul trono di Russia suo figlio Ladislao.
Ladislao IV
Ladislao IV – (Cracovia, 9 giugno 1595 – Merkinė, 20 maggio 1648) figlio di Sigismondo III Vasa e di sua moglie, Anna d’Austria (conosciuta anche come Anna d’Asburgo), Fu sovrano della Confederazione Polacco-Lituana dall’8 novembre 1632 fino alla sua morte, avvenuta nel 1648. Nel 1610 fu eletto Zar di Russia, ma non ebbe mai un ruolo attivo nel potere russo; usò comunque il titolo di Granduca di Moscovia fino al 1634.
Il nuovo zar in realtà non esercita alcun potere reale in quanto i russi continuano a combattere e nel 1613, dopo aver sconfitto i polacchi, eleggono zar il sedicenne Mikhail Romanov.
Solo nel 1635 Ladislao IV rinuncia ufficialmente alla pretesa del trono di Russia.
Durante il suo regno fu un fedele alleato degli Asburgo, suoi parenti materni, e membro dell’Ordine del Toson d’Oro.
Mikhail III Romanov
Mikhail III Romanov – Zar dal 1613 al 1645 Diede inizio a una dinastia che sarebbe durata fino al 1917.
Dopo che un esercito russo sconfigge la Polonia un’assemblea di boiari, rappresentanti del clero e membri dell’alta borghesia commerciale (Zemsky Sobor) lo elegge a nuovo Zar.
Il principale motivo che porta alla scelta del nuovo zar, che al momento dell’elezione non ha ancora diciasette anni, è l’essere figlio del patriarca della Chiesa Ortodossa Russa, Filarete Romanov, che di fatto diventa il vero governante della Russia.
Con la salita al trono di Mikhail III si considera chiuso il periodo dei torbidi iniziato con la morte di Fedor II.
Alessio I Romanov
Alessio I Romanov – Zar dal 1645 al 1676 · Figlio di Michele e di Eudoxia Stryshnevaya. · Alessio ha 16 anni quando, il 23 luglio 1645, con la morte del padre diventa Zar. Dopo l’incoronazione viene affidato alla tutela del boiaro Borys Morozov. Morozov porta avanti una politica estera intesa a mantenere lo stato russo in una condizione di pace con i paesi confinanti. Ottenne una tregua con la Polonia ed evitò contrasti con l’Impero Ottomano. La sua politica interna fu rivolta a diminuire il carico fiscale, limitando i privilegi dei commercianti stranieri e abolendo numerosi uffici di corte inutili. Molozov combinò il matrimonio dello zar con Maria Miloslavskaya, mentre lui sposò la sorella Anna Miloslavskaya, figlie di Ilya Danilovich Miroslavsky.
Moruzov (considerato come un boiaro egoista, e veniva accusato di praticare la stregoneria ) fu criticato per aver aumentato l’imposta sul sale, provocando, nel maggio dei 1648, l’insurrezione di Mosca. Alla ribellione di Mosca seguì una contestazione al potere dello zar che culmina con le ribellioni di Pskov e Novgorod. · Lo zar Alessio fu costretto a mandare in esilio Moruzov e a convocare l’assemblea del paese. Il posto di Moruzov fu occupato dal patriarca Nikon, figlio di contadini, dotato di tale eloquenza da dominare l’impressionabile Alessio. Nikon conquistò il giovane Alessio, che lo elesse metropolita di Novgorod e poi patriarca di Mosca (1652), la massima autorità religiosa della Russia. · Il patriarca Nikon ricevette titoli e onori eccezionali e fu reggente quando Alessio si assentò da Mosca per la guerra in Polonia dal 1654 al 1658. L’attivismo di Nikon fu avversato dai titolari delle alte cariche dello Stato, al punto che nel 1658 Nikon dovette dimettersi e ritirarsi in convento. Uno dei principali meriti di Alessio I fu quello di aver scoperto ed utilizzato alcune tra le migliori menti del secolo come il patriaca Nikon, Orduin, Matvyeev. · Alessio non avendo un carattere forte spesso subiva la soggezione dei suoi collaboratori, ma essendo un progressista incoraggiò le grandi riforme del boiaro Matvyeev. I suoi ultimi anni, malgrado la ribellione di Stenka furono abbastanza tranquilli
Fedor III
Fedor III – Zar dal 1676 al 1682 · Figlio dello zar Alessio Michajlovič. Fedor sposa Agafia Semyonovna Gruchetzkaya, il 28 luglio 1680, che muore di parto il 24 luglio 1681.
A lui sono dovute alcune riforme come la costruzione del primo ospedale a Mosca, la traduzione del Corpus iuris civilis, una maggior centralizzazione del potere e un rafforzamento dell’organizzazione militare e altre iniziative.
Fedor, a causa della sua precaria salute, fu costretto a governare per gran parte dal suo breve regno dal letto.
Ivan V
Ivan V – Zar dal 1682 al 1696 Ivan V
regna solo in modo formale essendo invalido sia fisicamente che mentalmente, il potere è tenuto dal fratellastro, Pietro I, che viene nominato anch’esso zar correggente nel 1682.
Pietro I
Pietro Alekseevič Romanov, detto Pietro il Grande
(Mosca, 9 giugno 1672 – San Pietroburgo, 8 febbraio 1725), figlio dello Zar Alessio I Romanov e Natal’ja Kirillovna Naryškina è stato zar e proclamato primo imperatore di Russia.
la sorellastra Sofia istiga una rivolta e nel 1682 stabilisce sotto al sua reggenza un governo condiviso da Ivan, con ritardo fisico e mentale, e Pietro.
Il suo regno ebbe inizio in coreggenza con Ivan V, Ivan muore nel 1696 e Pietro diventa l’unico Zar.
Risoluto a intraprendere una vasta opera di occidentalizzazione della Russia, iniziò il regno con un lungo soggiorno nei paesi più progrediti d’Europa, imponendo al suo ritorno (1698) usi e costumi europei.
Operò sotto la direzione dei principi del giurisdizionalismo stravolgendo le vecchie organizzazioni sociali e amministrative, l’occidentalizzazione risultò incisiva, più che nelle forme esteriori, nella politica riformatrice volta a trasformare il regno moscovita in uno stato moderno, in grado di competere con le altre potenze europee.
In primo luogo venne riorganizzato l’esercito, introducendo tra l’altro la coscrizione obbligatoria, e fu creata una marina da guerra ispirata al modello britannico.
Pietro incontra molta opposizione alla politica di riforme ma reprime con decisione, anche brutale, qualsiasi ribellione contro la sua autorità, compreso il complotto a cui prese parte suo figlio Alessio.
Successivamente Pietro riordinò l’amministrazione locale e centrale, con l’istituzione dei collegi (1717). Allo stesso tempo promosse un vasto rinnovamento della Chiesa russa con la creazione del Santo sinodo (1721), attraverso il quale il governo potè esercitare un efficace controllo sull’organizzazione, sulla proprietà e sulla linea politica della chiesa.
Inoltre estese il gettito delle imposte dirette da ogni famiglia a ogni singolo maschio.
Lo sviluppo dell’economia nazionale fu un altro importante obiettivo dello zar che, pur incoraggiando l’iniziativa privata, ricorse ampiamente all’intervento diretto dello stato.
L’industrializzazione interessò soprattutto gli Urali, dove egli impresse un ponderoso impulso all’industria estrattiva e metallurgica.
Fondò una nuova capitale, San Pietroburgo (1703), e avviò lo scavo di numerosi canali navigabili.
Adottò il calendario giuliano e la semplificazione dell’alfabeto cirillico e fece pubblicare il primo giornale russo.
In politica estera suo obiettivo principale fu l’indebolimento della Svezia e la conquista di un accesso stabile al mar Baltico, raggiunto con la battaglia di Poltava (1709).
Altra fortunata campagna fu quella condotta contro la Persia (1722-1723) che portò alla conquista di Derbent e Baku e alla cessione delle province situate lungo il litorale meridionale del mar Caspio.
nuova capitale, San Pietroburgo (1703), e avviò lo scavo di numerosi canali navigabili.
Adottò il calendario giuliano e la semplificazione dell’alfabeto cirillico e fece pubblicare il primo giornale russo.
In politica estera suo obiettivo principale fu l’indebolimento della Svezia e la conquista di un accesso stabile al mar Baltico, raggiunto con la battaglia di Poltava (1709).
Altra fortunata campagna fu quella condotta contro la Persia (1722-1723) che portò alla conquista di Derbent e Baku e alla cessione delle province situate lungo il litorale meridionale del mar Caspio.
Il 2 novembre 1721 viene proclamato Imperatore.
Nel 1722 Pietro precede le mosse dell’impero ottomano e invade il territorio della Persia: in cambio di aiuto militare contro i Turchi, la stessa Persia cede alla Russia i territori occidentali e meridionali dell’area dove si svolge il conflitto e nel 1724 si arriva a un nuovo trattato di pace con la Turchia.
Nel 1725 fu completata la costruzione di Peterhof, la splendida residenza nei pressi di San Pietroburgo nota come come la Versailles russa.
Non avendo figli maschi viventi, una legge del 1722 dà a Pietro il privilegio di scegliere il suo successore, invitando i reggimenti della guardia imperiale a proclamare la moglie Caterina sovrana di Russia con il titolo di imperatrice.
Il 16 gennaio del 1725 l’imperatore inizia improvvisamente a indebolirsi, con febbre e pressione sanguigna elevata, l’infezione del tratto urinario che lo affligge da anni peggiora. Non riesce più a urinare e i medici sono costretti a tagliare la vescica di Pietro per rimuovere il pus, ma l’infezione si è già diffusa.
Inoltre Pietro fu colpito da un ictus, che gli causò una parziale paralisi e la perdita della parola. Morì, all’età di 52 anni il 28 gennaio 1725 nel Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo.
Pietro morí nel Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo all’età di 52 anni (8 febbraio del 1725), venne seppellito nella Cattedrale di Pietro e Paolo a San Pietroburgo.
Caterina I
Caterina I – Imperatrice dal 1725 al 1727 · Seconda moglie di Pietro I. Coregnante con Pietro I dal 1724 al 1725.
Caterina nasce a Jacobstadt in Lituania, il suo nome di nascita è Martha Skavronskaya ed è figlia di Samuil Skavronsk, un contadino lituano.
A 17 anni viene sposata ad un dragone svedese e trova lavoro, come domestica, presso il pastore Gluck a Marienburg, quando la città cade in mano ai russi Caterina viene catturata e costretta a lavorare nella lavanderia del reggimento che l’ha catturata.
In seguito viene mandata al servizio del Principe Aleksandr Menshikov, grande amico di Pietro I e ne diviene in breve tempo l’amante.
Nel 1703, durante una visita a Menshikov, Pietro incontra Martha e poco dopo la prende come sua amante.
Nel 1705 Martha si converte alla fede ortodossa ed assume il nome di Ekaterina Alexeevna.
Nel febbraio 1712 diventa ufficialmente moglie di Pietro I a cui da 11 figli però solo due (Anna e Elisabetta ) superano l’infanzia.
Nel 1724 Pietro la nomina Zarina e la associa al governo della Russia, Pietro muore nel 1725 senza aver nominato un successore e invitando i reggimenti della guardia imperiale a proclamare Caterina sovrana di Russia con il titolo di imperatrice.
In realtà il potere si trova nelle mani del principe Menshikov, antico amante di Caterina, e del Consiglio privato.
Pietro II
Pietro II – Zar dal 1727 al 1730 · Figlio di Alessio e di Sophia Carlotta, principessa di Braunschweig e Wolfenbuttel e nipote di Pietro il Grande.
Pietro II sale al trono nel 1727, all’età di 12 anni, in seguito alla morte di Caterina I, ma l’incoronazione viene rinviata fino al raggiungimento della maggior età ossia al 1728.
Fino a quel momento la Russia è governata dal principe Menshikov.
Una volta incoronato ufficialmente Pietro II, influenzato dai boiari, manda in esilio Menshikov e proclama apertamente la sua avversione alla politica di riforme di Pietro il Grande, cancella molte delle istituzioni create dal nonno e riporta la sua residenza a Mosca.
Ormai quasi in punto di morte viene fatto sposare con Caterina Dolgorukova nella vana speranza che questa rimanga incinta.
Pietro II muore di vaiolo nel 1730 senza lasciare eredi.
Alla sua morte la linea diretta di discendenza maschile dei Romanov termina.
Anna I
Anna I – Imperatrice dal 1730 al 1740 ·
Alla morte di Pietro II, non essendovi alcun erede diretto al trono il concilio privato sceglie Anna Ivanovna, figlia di Ivan V, come imperatrice.
L’intento dei membri del concilio, tutti appartenenti all’aristocrazia terriera (boiari), è quello di mettere sul trono una figura facilmente influenzabile che accetti di sottoscrivere decreti che limitino il potere imperiale.
Anna stravolge questi piani e sfruttando le simpatie che possiede presso i reggimenti della guardia imperiale e l’appoggio della piccola nobiltà si impone come un vero autocrate.
Uno dei suoi primi provvedimenti consiste nel reintrodurre la polizia segreta che ella usa per intimidire e terrorizzare chi si oppone alla sua politica.
Diffidente verso i nobili russi li allontana dalle posizioni di potere e nel contempo le offre a personalità originarie delle regioni baltiche della Germania.
Ernest Biren conquista particolare influenza a corte dirigendo spesso a proprio vantaggio la politica russa. Anna stringe alleanza con con Carlo VI (imperatore del sacro romano impero dal 1711 al 1740) e coinvolge la Russia nella guerra di successione polacca (1733-1735).
In seguito Anna mette sul trono della Polonia Augusto III.
Nel 1736 attacca l’Impero Ottomano mentre Carlo VI raggiunge con questo una pace separata che costringe anche la Russia a sospendere le ostilità e a restituire tutte le conquiste ad eccezione di Azov.
Durante il regno di Anna inizia l’espansione della Russia nell’Asia centrale.
Ivan VI
Ivan VI – Zar dal 1740 al 1741
Nipote della zarina Anna, alla morte di questa (1740), benchè nato da poche settimane, fu proclamato zar. 13 mesi dopo, con il colpo di Stato di Elisabetta figlia di Pietro il Grande, Ivan e tutta la sua famiglia furono arrestati e imprigionati nella fortezza di Dunamunde.
Nel giugno del 1744 i prigionieri sono trasferiti a Kholmogory dove Ivan viene separato dalla famiglia.
Rimane per dodici anni con la sola compagnia del suo carceriere.
Nel 1756 viene trasferito nella fortezza di Schlusselburg, dove nemmeno il comandante della fortezza conosce la sua l’identità , e continua ad essere sorvegliato attentamente.
Venne dato ordine ai carcerieri che: in caso di un qualsiasi tentativo di liberarlo, il prigioniero deve essere eliminato.
Il 5 giugno 1764 un ufficiale della guarnigione che aveva scoperto la vera identità del prigioniero, elabora un piano per liberare Ivan e proclamarlo imperatore.
Il tentativo ha successo solo in parte, prima che i ribelli possano intervenire, i carcerieri di Ivan eseguendo gli ordini ricevuti lo uccidono.
Elisabetta
Elisabetta Petrovna – Imperatrice dal 1741 al 1762
Elisabetta Petrovna, figlia di Pietro il Grande, diviene imperatrice il 6 dicembre 1741, in seguito ad una congiura di palazzo che rovescia lo Zar bambino Ivan VI, congiura che è rivolta verso sua madre la reggente Anna Leopoldovna, a causa della sua politica filotedesca.
Elisabetta riesce, grazie alle simpatie di cui gode presso la guardia imperiale, a portare a termine il colpo di stato quasi senza spargimento di sangue.
Una volta salita al trono Elisabetta si appoggia notevolmente al suo cancelliere Bestuzhev Ryumin nella ricerca di una via per ridurre l’influenza tedesca in Russia.
Al diminuire dell’influenza tedesca fa riscontro un aumento di quella francese che porta Elisabetta a coinvolgere la Russia nella guerra di successione austriaca (1740-1748) e nella guerra dei sette anni a partire dal 1756 contro la Prussia di Federico II.
Nel 1762 la morte di Elisabetta segna anche il termine del coinvolgimento della Russia in questa guerra.
Per quanto riguarda la politica interna Elisabetta permette ai nobili di aumentare il loro potere nei governi locali riducendo i termini del loro servizio obbligatorio verso lo stato.
Durante il suo regno viene fondata l’Università di Mosca e l’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo.
Poco prima della sua morte riporta in Russia il nipote Pietro dall’Holstein e ne combina il matrimonio con Sophia di Anhalt Zerbst.
Pietro III
Pietro III – Zar per 6 mesi nel 1762
Figlio di Carlo Federico, Duca di Holstein-Gottorp e Anna Petrovna, figlia dell’imperatore Pietro il Grande.
Nel 1739 il padre muore e Pietro diviene Duca di Holstein-Gottorp con il nome di Carlo Pietro Ulrich.
Nel 1741, Elisabetta, zia di Pietro, divenuta imperatrice di Russia, lo chiama presso di se e lo nomina suo erede, combinando anche il suo matrimonio con la principessa Sophia Augusta Federica di Anhalt-Zerbst che si converte alla religione ortodossa con il nome di Caterina.
Tutta la politica di Pietro è fortemente filo-prussiana, dopo essere salito al trono egli ritira la Russia dalla guerra dei sette anni e firma con la Prussia un trattato di pace le cui condizioni sono estremamente sfavorevoli per la Russia.
Stipula un’alleanza per preparare una impopolare guerra contro la Danimarca allo scopo di reintegrare lo Schleswig nel suo ducato di Holstein-Gottorp.
Pietro tenta anche di forzare la Chiesa Ortodossa Russa ad adottare la prassi del Luteranesimo.
Caterina, aiutata dal suo amante Grigori Orlov decide di rovesciare Pietro.
Egli viene arrestato e costretto a firmare la sua abdicazione in favore della moglie.
Caterina diventa imperatrice con il consenso popolare, poco dopo Pietro viene ucciso mentre è detenuto.
Caterina non punisce i colpevoli rafforzado l’opinione che l’ordine sia partito da lei, o che almeno non ha fatto nulla per evitarlo.
Nel dicembre 1796, il figlio di Pietro, Paolo I ordina la riesumazione dei resti del padre che vengono solennemente seppelliti nella cattedrale della fortezza di San Pietro e Paolo a San Pietroburgo.
Caterina II
Caterina II – Imperatrice dal 1762 al 1796 · Conosciuta come Caterina la Grande.
Il regno di Caterina si denota per l’espansione territoriale, che porta l’impero ad acquisire nuove terre a sud ed ad ovest, e per il consolidamento interno.
Caterina approva l’illuminismo e considera se stessa un filosofo sul trono. Viene conosciuta come una patrona delle arti e della letteratura. Scrive commedie, romanzi e memorie e fa la conoscenza di Voltaire, Diderot e D’Alembert, tutti famosi enciclopedisti francesi, che in seguito consolideranno la sua reputazione nei loro scritti.
Caterina riesce anche a convincere il matematico Leonhard Euler a spostarsi da Berlino a San Pietroburgo. Quando Radishchev pubblica il suo Viaggio da San Pietroburgo a Mosca, nel 1790, preannunciante rivolte a causa delle deplorevoli condizioni sociali dei contadini e dei servi, Caterina lo esilia in Siberia.
Con il trattato di Kuchuk-Kainarji del 1774, che mette fine alla guerra scoppiata nel 1768 con l’Impero Ottomano, la Russia ottiene uno sbocco sul Mar Nero ed i tartari di Crimea divengono indipendenti da Costantinopoli.
Facendo riferimento agli scritti di Beccaria e Montesquieu Caterina redasse un documento di riforma del sistema giudiziario.
Una commissione che rappresentava tutte le classi, tranne che i servi (che erano la maggioranza della popolazione), venne creata allo scopo di rivedere tutte le leggi nello spirito del documento, ma Caterina la sciolse prima che avesse concluso i lavori probabilmente in seguito ad una svolta conservatrice nella sua politica provocata dalla rivolta contadina di Pugachev nel 1773-1774.
Caterina riorganizzò l’amministrazione delle province conferendo ai governatorati un grande potere sulle zone rurali nella prevenzione delle rivolte contadine. Questo processo fu completato entro il 1775. La riforma creò province e distretti che erano maggiormente gestibili rispetto ai governatorati.
Nel 1785 Caterina pubblicò un editto che riconobbe alla piccola nobiltà il diritto di presentare petizioni al trono; liberò i nobili dai servizi obbligatori e dalle tasse, rese la nobiltà ereditaria e concesse ai nobili il pieno controllo sui servi che vivevano sulle loro terre. In aggiunta Caterina donò terre della corona site in Ukraina ai nobili più fedeli dotandole anche di servi.
Incoraggiò la colonizzazione dell’Alaska e di altre aree di recente conquista.
Nel 1764 Caterina pose Stanislao Poniatowski, un suo precedente amante, sul trono di Polonia. La Russia, in seguito, incorporò buona parte della Polonia come effetto delle spartizioni concordate con Austria e Prussia.
Caterina rese la Russia potenza dominante nel Medio Oriente dopo la prima guerra Russo-Turca, contro l’impero Ottomano negli anni dal 1768 al 1774. Il suo obiettivo era la spartizione dell’impero Ottomano tra le potenze europee seguendo lo schema usato per la Polonia ma questa volta la sua politica non ottenne il successo sperato.
Annesse la Crimea nel 1783 solamente nove anni dopo che questa aveva ottenuto l’indipendenza dall’Impero Ottomano come risultato della prima guerra russo-turca. Anche in seguito a ciò l’Impero Ottomano dette inizio alla seconda guerra russo-turca.
La guerra durò dal 1787 al 1792 e terminò con il trattato di Jassy che legittimò le pretese russe sulla Crimea.
Sul teatro politico europeo Caterina giocò un importante ruolo svolgendo la funzione di mediatore durante la Guerra di successione Bavarese combattuta tra Prussia ed Austria. Nel 1780 formò un gruppo incaricato di difendere le navi indipendenti dalla Gran Bretagna durante la Rivoluzione Americana.
Dal 1788 al 1790 la Russia era impegnata in una guerra contro la Svezia guerra i cui Caterina si trovò opposta al cugino Gustavo III.
La guerra iniziò in seguito alle rivendicazioni svedesi sui territori del Baltico persi dalla Russia nel 1720. Convinti di sconfiggere rapidamente i russi, gli svedesi dovettero fare i conti con gravi perdite umane e di territori.
Dopo l’ingresso in guerra della Danimarca, nel 1789, le cose si misero davvero male per gli svedesi che però, inaspettatamente, riuscirono a passare all’offensiva nel 1790.
L’azione culminò con la battaglia di Svensksund (oggigiorno Ruotsinsalmi in Finlandia) combattuta il 9 e 10 luglio 1790.
La flotta russa comandata dal Principe di Nassau forte di 32 vascelli di linea e 200 imbarcazioni d’appoggio con 1200 cannoni e 14000 marinai si scontrò con quella svedese comandata da Gustavo, in persona, composta di 200 navi tra linea e appoggio, 1000 cannoni e 12500 marinai.
I russi si trovarono subito in difficoltà ad usare le artiglierie a causa del mare agitato, problema che non toccò gli svedesi che avevano le navi ancorate.
Al termine della battaglia i russi ebbero perdite pari a 50/60 navi e 9500 marinai. Gli svedesi persero solo 6 navi ma tra 6000 e 7000 marinai. La guerra si concluse con un trattato firmato il 14 agosto 1790 che sancì il ritorno di tutti i terrirori contesi alle nazioni d’origine.
Caterina, nota per il suo appetito sessuale e per i suoi svariati amanti, si fa costruire una stanza segreta decorata con dipinti e sculture che descrivono atti sessuali.
Anche i pezzi dell’arredamento sono costruiti usando rappresentazioni di organi sessuali (per ironia della sorte molti degli artigiani che lavorano per questo progetto sono gli stessi che decorarono anche le chiese).
Molte immagini rappresentano stupri, atti di pedofilia , ed atti sessuali con animali ritratti con accurati dettagli anatomici.
Il 5 Novembre 1796 viene colpita da infarto mentre si trova nel suo gabinetto, e muore senza aver ripreso conoscenza. Caterina ha un figlio, Paolo, che non ama particolarmente, il padre non si sa se fu Pietro III o Serge Saltykov.
Caterina è sepolta nella fortezza di San Pietro e Paolo a San Pietroburgo.
Paolo I
Paolo I – Zar dal 1796 al 1801
Paolo I Petrovich diviene imperatore il 5 novembre 1796 in seguito alla morte della madre.
Come sovrano fu un idealista capace di grande generosità ma con un carattere molto variabile e vendicativo.
Nel 1797 permette al famoso scrittore Radishchev di tornare dall’esilio in Siberia, ma non appena questi rientra nella sua tenuta lo pone sotto il controllo della polizia.
Paolo conduce la sua politica estera in modo del tutto autonomo senza curarsi di alcun consiglio o parere, questo atteggiamento porta la Russia prima ad impegnarsi nella Seconda Coalizione contro la Francia nel 1798 e poi, nel 1801, a condurre una neutralità armata contro la Gran Bretagna. In entrambi i casi le scelte sono basate solamente su emozioni personali: nel primo caso perchè la Francia ha espulso da Malta i cavalieri dell’Ordine di San Giovanni di cui lo zar è Gran Maestro, nel secondo caso la scelta è dovuta alle lusinghe di Napoleone.
Oltre all’idea, per altro presto abbandonata, di un assalto navale congiunto franco-russo contro la Gran Bretagna. Un’altra impresa avventata in cui si impegna Paolo I fu la spedizione cosacca in India. Tutte queste azioni sono probabilmente un tentativo di seguire le orme di Pietro il Grande; sul suo monumento eretto, durante il regno di Paolo I, vicino al palazzo Mikhailovsky a San Pietroburgo si legge ” Al nonno dal nipote” (una sottile ma ovvia presa in giro dell’iscrizione in latino “Petro primo Catherina secunda”, pomposa dedica di Caterina II al Cavaliere di bronzo, la più famosa statua di San Pietroburgo).
In politica interna Paolo I si comporta in modo nettamente reazionario. Il suo primo obiettivo fu quello di abrogare tutte le innovazioni introdotte dalla madre. Aspro nei confronti dei nobili non si cura assolutamente delle condizioni delle classe popolari ed anzi amplia la servitù della gleba.
I timori di Paolo I di poter essere assassinato diventano in breve una realtà.
Un complotto, che ha lo scopo di costringerlo ad abdicare, viene organizzato alcuni mesi prima della sua realizzazione dai conti Pahlen e Panin e dall’ammiraglio Ribas, un avventuriero mezzo spagnolo e mezzo napoletano.
La morte di Ribas ritarda l’esecuzione del piano. Nella notte del 23 marzo 1801 Paolo viene assassinato nella sua camera da letto nel palazzo di San Michele da un gruppo di ufficiali comandati dal generale Bennigsen, un hannoveriano al servizio della Russia.
I cospiratori entrano nella camera dell’imperatore e lo trascinano ad un tavolo dove tentano di costringerlo a firmare l’atto di abdicazione, Paolo fa resistenza ed uno dei congiurati lo colpisce con la spada e poi lo strangola.
Uno dei cospiratori, il generale Nicholas Zubov si reca dal figlio di Paolo, Alessandro, che si trova nel palazzo ed è al corrente del complotto, per annunciargli la sua ascesa al trono.
Alessandro I Romanov
Alessandro I Romanov – Zar dal 1801 al 1825 Figlio e successore di Paolo I fu tra i principali promotori della coalizione che sconfisse Napoleone.
Dapprima di tendenze liberali, più tardi attratto dal misticismo religioso, avviò un vasto programma di riforme interne. Al congresso di Vienna si fece promotore della Santa alleanza. Le strane contraddizioni del suo carattere fanno di Alessandro I una delle figure più interessanti del XIX secolo.
Autocrate e giacobino, uomo di mondo e mistico, egli appare ai suoi contemporanei come un enigma che ciascuno può cercare di decifrare in accordo con il proprio temperamento.
Napoleone I si riferisce a lui definendolo un scaltro bizantino e chiamandolo il Talma del Nord, in grado di recitare qualsiasi parte. Per Metternich egli è un pazzo che deve essere assecondato.
Robert Steward scrive di lui a Lord Liverpool dandogli credito di grandi qualità ma aggiungendo che è sospettoso e indeciso. La complessità del suo carattere deriva, in effetti, dai contrasti esistenti nella sua educazione.
Allevato nell’atmosfera di libero pensiero della corte della madre Caterina la Grande, egli fu imbevuto dei principi illuminati di Rousseau dal suo tutore svizzero Federic Cesar de Laharpe, introdotto dal suo istruttore militare, Generale Soltikov, alle tradizioni dell’autocrazia russa, reso amante delle parate militari dal padre e portato quindi a combinare un amore teorico per l’umanità con il disprezzo per gli individui.
Queste contraddizioni comportano poi le oscillazioni nella sua politica interna ed estera. Un altro aspetto del carattere controverso di Alessandro I emerge quando il 23 marzo 1801 egli sale al trono scavalcando il corpo assassinato del padre.
Alessandro I si valse dell’alleanza con Napoleone I per strappare agli Svedesi l’intera Finlandia (1809) e ai Turchi la Bessarabia (1812); quando poi l’imperatore francese invase la Russia, egli lo lasciò penetrare nel territorio dell’Impero fino a Mosca, da dove lo respinse al sopraggiungere dell’inverno (1812).
Coi trattati di Vienna, che seguirono alla caduta di Napoleone, lo zar ottenne dall’Austria e dalla Prussia la massima parte della Polonia (1815).
Le riforme che Alessandro I aveva intrapreso nei primi anni di regno furono revocate o lasciate cadere; con l’istituzione della Santa Alleanza (1815) la Russia divenne il pilastro della reazione europea.
La definizione delle nuove leggi, iniziata subito da Alessandro non giunge mai la termine, in realtà nulla fu fatto per migliorare la condizione dei servi della gleba, la costituzione delineata da Speransky rimane priva della firma dell’imperatore.
Alessandro, pur senza diventare coscientemente repressivo, possiede tutte le caratteristiche del tiranno: non si fida di coloro che hanno capacità ed esprimono giudizi indipendenti; manca anche del requisito fondamentale per un sovrano riformatore, la confidenza con il suo popolo.
Questa carenza compromette anche le poche riforme che vengono realmente attuate, Alessandro sperimenta queste riforme nelle province esterne dell’impero ed i russi mormorano apertamente che “non contento di governare con metodi stranieri” concede a polacchi, finlandesi ed abitanti delle province baltiche vantaggi che a loro sono negati.
Alcune delle riforme comunque attuate non riescono però a superare la mentalità autocratica dello zar. Il Consiglio dei Ministri ed il Senato, investi inizialmente, almeno in teoria, di alcuni poteri diventano in breve schiavi dei favoriti del momento.
La complessa riforma del sistema educativo culminata con la fondazione (o rifondazione) delle università di Dorpat, Vilna, Kazan e Kharkov è strangolata da supposti motivi di ordine e di devozione religiosa, mentre le colonie militari, che Alessandro proclama essere una benedizione sia per i soldati che per lo stato, imposte a riluttanti contadini e soldati con crudele violenza.
Persino la Società Biblica a cui Alessandro, nel suo zelo evangelizzatore, propone di proteggere il popolo viene trattata con la stessa crudeltà .
L’arcivescovo cattolico ed il metropolita ortodosso vengono costretti ad entrare in un comitato insieme a pastori protestanti, ed i preti dei villaggi, abituati a considerare qualsiasi intromissione nei testi sacri come un peccato mortale diventano i riluttanti propagatori di ciò che essi ritengono opera del demonio.
La grandiosa immaginazione di Alessandro è fortemente attratta dalle grandi questioni della politica europea più che dalle riforme interne che alla fine feriscono il suo orgoglio e mostrano i limiti del suo potere assoluto.
Immediatamente dopo la sua ascesa al trono egli ribalta la politica del padre, Paolo I, denunciando l’accordo con la Francia e stipulando la pace (aprile 1801) con la Gran Bretagna ed allo stesso tempo aprendo negoziati con Francesco II, imperatore del Sacro Romano Impero.
In seguito all’affare di Memel stipula una stretta alleanza con la Prussia non per motivi politici ma per puro spirito di cavalleria e di amicizia verso il giovane re Federico Guglielmo III e la sua affascinante moglie Luisa di Mecklenburg-Strelitz.
Lo sviluppo di questa alleanza fu interrotto dalla breve pace stipulata nel ottobre 1801 quando sembra che Francia e Russia possano cominciare a comprendersi.
Spinto dall’entusiasmo di Laharpe, appena tornato in Russia da Parigi, Alessandro inizia a proclamare apertamente la sua ammirazione per le istituzioni francesi e per la persona di Napoleone Bonaparte.
Presto, comunque, inizia a cambiare atteggiamento. Laharpe, dopo una nuova visita a Parigi, presenta allo zar la sua opera Riflessioni sulla vera natura del consolato a vita che, come dice Alessandro, apre i suoi occhi e rivela che Napoleone non è un vero patriota ma solo il più famoso tiranno che il mondo ha prodotto.
La sua disillusione è completata dall’uccisione dell’ambasciatore francese.
La corte russa viene sospettata di essere coinvolta in tale atto e le relazioni diplomatiche con Parigi sono interrotte.
In opposizione a Napoleone, da lui stesso definito come “l’oppressore dell’Europa ed il disturbatore della pace mondiale”, Alessandro si convince di essere il mandante di una missione divina.
Nelle sue istruzioni a Novosiltsov, suo inviato speciale a Londra, lo zar elabora le motivazioni della sua politica con un linguaggio che, come quello successivo del trattato della Santa Alleanza fa più appello all’etica che alla politica.
Secondo Alessandro lo scopo della guerra non è solo la liberazione della Francia bensì il trionfo dei sacri diritti dell’umanità , per fare questo è necessario “dopo aver attaccato la nazione (la Francia) e il suo governo allo scopo di renderla incapace di agire, nel maggior interesse dei suoi sudditi, fissare le relazioni tra gli stati secondo precise regole”.
Nel frattempo Napoleone, poco impressionato dall’ideologia del giovane autocrate russo, non abbandona la speranza di staccarlo dalla coalizione.
Dopo la battaglia di Austerlitz, il 2 dicembre 1805, ha più fretta di trattare con Alessandro I che di entrare trionfante a Vienna.
L’impero russo e la Francia afferma essere alleati geografici in quanto tra essi non vi sono veri conflitti d’interesse ed insieme possono governare il mondo.
Ma Alessandro è ancora determinato a “persistere nell’imparzialità verso tutti gli stati d’Europa che egli ha fin qui seguito”, e rimane alleato della Prussia.
Dopo le battaglie di Jena e Eylau Napoleone, sempre interessato all’alleanza con la Russia coinvolge polacchi, turchi e persiani nel tentativo di vincere l’ostinazione dello zar.
In Russia un gruppo di opinione capeggiato dal fratello dello zar, il granduca Costantino, chiede a gran voce la pace ma Alessandro, dopo un vano tentativo di formare una nuova coalizione fa appello alla nazione russa per una guerra santa contro Napoleone, nemico della fede ortodossa.
Il risultato fu una completa disfatta nella battaglia di Friedland (13 giugno 1807).
Napoleone si rende conto di avere una chance e decide di afferrarla. Invece di imporre pesanti condizioni di pace egli offre ad Alessandro la sua alleanza, I due imperatori si incontrano a Tilsit il 25 giugno 1807.
Alessandro, abbagliato dal genio di Napoleone e sopraffatto dalla sua apparente generosità e completamente vinto.
L’imperatore francese sa bene come fare appello all’esuberante immaginazione del suo nuovo amico, egli propone allo zar di dividersi il governo del mondo.
Come primo passo gli lascia il possesso dei principati danubiani e mano libera con la Finlandia ed in seguito gli promette che, quando i tempi saranno maturi, i due imperatori dell’est e dell’ovest spingeranno i turchi fuori dall’Europa e marceranno attraverso l’Asia per conquistare l’India.
Un simile programma risveglia nella mente impressionabile di Alessandro un’ambizione che finora non ha conosciuto.
Il suo interesse per le sorti dell’Europa è dimenticato ed egli afferma all’ambasciatore francese “Cos’è l’Europa?” “Dov’è se non dove siamo noi?”.
Lo splendore di questa nuova visione non rende comunque cieco Alessandro verso i doveri dell’amicizia; egli non accetta i principati danubiani come prezzo per un’ulteriore smembramento della Prussia, “noi abbiamo combattuto una guerra leale” afferma, “ora dobbiamo fare una pace leale”.
Non passa molto tempo perchè l’entusiasmo di Tilsit incominci a svanire, Napoleone è prodigo di promesse ma non nel realizzarle.
I francesi rimangono in Prussia, i russi nella regione del Danubio e ciascuno accusa l’altro di minare la fiducia reciproca.
Comunque le relazioni personali tra Alessandro e Napoleone rimangono cordiali e lo zar spera in un nuovo incontro allo scopo appianare le divergenze.
L’alleanza Franco/Russa:
L’incontro avviene a Ertfurt nell’ottobre 1808 ed ha come risultato un trattato che definisce la politica comune dei due imperatori benchè i sentimenti di Alessandro verso Napoleone incomincino a mutare.
Egli comprende che in Napoleone i sentimenti non hanno mai la meglio sulla ragione e cosa veramente importante, che non intende proporgli veramente di compiere insieme “grandi imprese”, miraggio che ha usato per tenere occupata la mente dello zar mentre lui consolida il suo potere nell’Europa centrale.
L’alleanza con la Francia diventa per Alessandro, non più una fraterna intesa per governare, ma una questione di pura politica, infatti la usa per rimuovere un “nemico geografico” dalle porte di San Pietroburgo strappando la Finlandia alla Svezia, nel 1809, e sperando di poterla usare per portare la frontiera sud della Russia al Danubio.
Gli eventi precipitano rapidamente verso la rottura dell’alleanza.
Alessandro collabora con Napoleone nella guerra del 1809 ma dichiara apertamente di non voler permettere la distruzione dell’Impero Austriaco e Napoleone protesta per l’inoperosità della truppe russe durante la campagna.
Lo zar protesta a sua volta perchè Napoleone appoggia le rivendicazioni polacche, riguardo l’alleanza con la Francia lo zar sa di essere praticamente isolato in Russia e dichiara di non aver intenzione di sacrificare gli interessi del suo popolo e dell’impero al suo affetto per Napoleone.
Il tratto di Vienna, che espande generosamente il ducato di Varsavia viene commentato negativamente da Alessandro che ammorbidisce la sua posizione solo in seguito ad una dichiarazione di Napoleone che afferma di non voler restaurare la Polonia ed alla convenzione, firmata il 4 gennaio 1810 ma mai ratificata, che abolisce il nome Polonia ed i suoi ordini cavallereschi.
Ma se Alessandro non si fida di Napoleone, questi non è meno sospettoso nei confronti dello zar e per testarne la sincerità gli invia una richiesta di matrimonio tra lui e la granduchessa Anna, figlia minore dello zar.
Alessandro risponde con un educato rifiuto giustificandolo con la troppo giovane età della principessa e le perplessità dell’imperatrice.
Napoleone risponde con il rifiuto di ratificare la convenzione del 4 gennaio 1810 e con l’annuncio del suo matrimonio con Maria Luisa d’Austria.
L’annessione dell’Oldenburg alla Francia aggiunge un altro motivo di attrito personale tra i due imperatori in quanto il duca spodestato è lo zio di Alessandro, mentre la politica del “blocco continentale” provoca gravissimi danni al commercio estero della Russia al punto da rendere impossibile il mantenimento della politica di alleanza con la Francia.
Questo insieme di contrasti culmina, nell’estate 1812 con l’invasione della Russia da parte di Napoleone. La guerra russo-francese del 1812 è un punto di svolta nella vita di Alessandro, ed i suoi orrori, per i quali la natura sensibili di Alessandro, si sente responsabile, contribuiscono a sbilanciare la sua mente.
Quando Napoleone attraversa i confini russi con la Grande Armee Alessandro proclama la guerra patriottica in difesa della terra dei padri e, mentre Mosca brucia, dichiara che la sua anima ha trovato l’illuminazione ed ha compreso, per rivelazione divina, che la sua missione è pacificare l’Europa.
Cerca di placare la sua coscienza corrispondendo con i propugnatori di una rinascita evangelica nel continente e cerca nelle scritture presagi consigli.
Con la caduta di Napoleone Alessandro diventa il più potente sovrano d’Europa.
Con la memoria degli accordi di Tilsit ancora viva nella mente dei contemporanei non vi è nulla di strano se ad una personalità cinica come quella di Klemens Wenzel von Metternich egli sembri solamente aver nascosto “sotto il linguaggio della abnegazione evangelica” ampi e pericolosi progetti.
Sebbene lo zar abbia dichiarato guerra alla rivoluzione, Laharpe è ancora al suo fianco e gli slogan sulla dottrina dell’umanità sono ancora sulle sua labbra.
Nel proclama con cui denuncia Napoleone come “genio del male” lo denuncia in nome della “libertà ” e “dell’uguaglianza”, questi comportamenti fanno sospettare l’esistenza di un piano di alleanza con i movimenti giacobini europei per rimpiazzare il dominio francese con quello russo.
Durante il Congresso di Vienna l’atteggiamento di Alessandro non fa che rafforzare questi sospetti, l’inviato inglese, Castlereagh, che punta ad una semplice restaurazione più che ad un “giusto equilibrio” in Europa, rimprovera allo zar di usare la sua coscienza per coprire la minaccia che lui stesso genera all’equilibrio di potere raggiunto continuando ad occupare la Polonia in violazione agli impegni assunti.
Durante il congresso Alessandro si oppone allo smembramento della Francia anche se tale posizione può essere letta in modi diversi sia dal punto di vista delle considerazioni etiche dello zar sia dal desiderio di non lasciare troppo spazio a Gran Bretagna, Prussia e Austria nell’Europa Occidentale.
Per mettere a tacere le polemiche sulla Polonia lo zar concede infine una costituzione che almeno sancisce l’esistenza della Polonia coma nazione, seppur occupata.
A partire dal 1818 la visione di Alessandro incomincia a cambiare nuovamente, una cospirazione rivoluzionaria tra gli ufficiali della della guardia imperiale ed un tentativo di rapirlo mentre si reca al congresso di Aix-la-Chapelle, scuotono le fondamenta della sua visione del liberalismo.
Al congresso entra fin dall’inizio in stretto contatto con Metternich e l’astuto austriaco è veloce ad approfittare del momento e dello stato psicologico dello zar.
Non si tratta comunque di un voltafaccia improvviso, infatti benchè allarmato dalle agitazioni rivoluzionarie in Germania, Alessandro, approva la protesta di Castlereagh contro la politica di Metternich “governi alleati contro i popoli” come formulata nel decreto di Carlsbad del luglio 1819 e depreca ogni intervento in Europa di supporto “a coalizioni il cui solo obiettivo sia l’assurda pretesa del potere assoluto”.
Lo zar dichiara ancora di credere in “libere istituzioni” ma con molti limiti, la libertà, egli sostiene, deve essere confinata nei giusti limiti, e i giusti limiti della libertà sono i principi dell’ordine.
L’apparente trionfo del disordine che segna le rivolte di Napoli e in Piemonte combinate con l’aumento di sintomi di scontento in Francia, Germania e persino in Russia che completano la conversione autoritaria di Alessandro.
Nella solitudine della piccola città di Troppau, dove nell’ottobre 1820, i potenti d’Europa si danno convegno, Metternich trova la strada per cementare la sua influenza sullo zar.
Il momento è ormai propizio, in gennaio Alessandro ha ancora ipotizzato di una libera confederazione degli stati europei simbolizzata dalla Santa Alleanza in opposizione alla politica dittatoriale delle grandi potenze simbolizzate dal Quadruplice Intesa ed ha ancora contestato il diritto d’intervento negli stati sovrani, il 19 novembre con la firma del protocollo di Troppau il principio dell’intervento allo scopo di mantenere lo status quo è definito.
Al congresso di Laibach, nella primavera del 1821, Alessandro sente per la prima volta parlare della rivolta in Grecia.
Da questo momento fino alla sua scomparsa è lacerato tra l’ansietà di realizzare il suo sogno di una confederazione di stati europei e quella che vede come le sua missione di guidare gli ortodossi nella crociata contro l’Impero Ottomano.
Inizialmente, sotto l’attenta sorveglianza di Metternich, che non desidera sconvolgimenti nei Balcani, prevale il primo interesse.
Sotto l’influenza del cancelliere austriaco Alessandro da direttive al suo ministro degli esteri per negare qualsiasi simpatia russa per la rivolta di Grecia e l’anno seguente una deputazione di greci della Morea in viaggio per presenziare al congresso di Verona viene costretto, per ordine dello zar, a tornare indietro.
Come sempre, però, altalenando tra le diverse posizioni asserisce che il sultano ottomano Mahmud deve essere escluso dalla Santa Alleanza e gli affari dell’Impero Ottomano esclusi dalle deliberazioni del congresso di Vienna in quanto “affari interni alle questioni domestiche russe” e che lui avrebbe marciato nell’Impero Ottomano così come l’Austria aveva marciato a Napoli.
La netta opposizione di Metternich a questi argomenti incomincia a far vedere ad Alessandro la politica austriaca sotto un diverso punto di vista al punto che, tornato in Russia, lontano dall’influenza del cancelliere austriaco, riprende le primitive posizioni anti-ottomane.
Nel autunno 1825, con la motivazione ufficiale di far cambiare clima all’imperatrice, la cui salute peggiora continuamente, si trasferisce a sud dove già si trova il grosso dell’esercito russo.
Quando ormai tutto sembra andare verso uno scontro tra Russia e Impero Ottomano Alessandro muore improvvisamente a Taganrog il 18 novembre 1825.
E’stato ipotizzato da alcuni che in realtà Alessandro I non sia morto il 18 novembre 1825 ma abbia inscenato la sua morte allo scopo di potersi ritirare a vita privata.
Secondo una versione di tali dicerie l’ex zar avrebbe vissuto ancora lunghi anni sotto le spoglie di un monaco eremita di nome Fomich, vivendo a Tomsk, una città della Siberia, fino al 1870.
A supporto di tale teoria vi sarebbero la deferenza che i successori di Alessandro I, Nicola I e Alessandro II, hanno per tale monaco e la testimonianza dell’ambasciatore inglese in Russia che afferma di aver visto Alessandro I a bordo di una nave dopo la sua presunta morte.
Unico fatto certo è l’assenza delle spoglie dello zar nella sua presunta tomba, aperta durante il periodo sovietico.
Nicola I Romanov
Nicola I Romanov – Zar dal 1825 al 1855
Figlio di Paolo I e di Sophia Maria Dorothea di Wùrttemberg, fratello minore di Alessandro I.
Autoritario e privo della mentalità eclettica del fratello Alessandro I, passerà alla storia come “il gendarme d’Europa”.
Nel dicembre 1825, al momento della sua ascesa al trono, in seguito alla scomparsa di Alessandro ed alla rinuncia alla corona da parte del fratello Costantino, deve affrontare la rivolta dei Decabristi, principalmente ufficiali della guardia imperiale che non intendono riconoscere il nuovo zar e chiedono una svolta in senso liberale.
Questa esperienza genera in Nicola una profonda avversione per tutto ciò che è costituzionale e liberale. Interviene più volte in Europa, nell’ambito della Santa Alleanza e dei seguenti accordi di Troppau per reprimere moti rivoluzionari come, nel 1830-1831 in Polonia o nel 1848-1849 in Ungheria, quando invia 200.000 soldati contro la repubblica ungherese di L.Kossuth.
Appoggia invece le rivendicazioni nazionalistiche e slave nei Balcani in quanto utili alla politica russa di opposizione all’Impero Ottomano come nel 1828-1829 quando aiuta, seppur tiepidamente la Grecia nella sua lotta per l’indipendenza.
Tutti gli interventi russi nella regione hanno sempre come obiettivo finale il controllo degli stretti ed il conseguente accesso russo al Mar Mediterraneo.
Proprio perseguendo questo obiettivo Nicola I giunge a scontrasi contro gli interessi anglo-francesi di mantenimento dello “status quo” nei confronti dell’ Impero Ottomano, scontro che sfocerà nella guerra di Crimea conclusasi in modo disastroso pochi mesi dopo la morte dello zar.
Alessandro II Romanov
Alessandro II Romanov– Zar dal 1855 al 1881
Figlio maggiore di Nicola I è conosciuto come un riformatore che tenta di rinnovare la cristallizzata società Russa, il primo anno del suo regno Alessandro lo dedica alla prosecuzione della guerra di Crimea e, dopo la caduta di Sebastopoli alle trattative di pace.
Questi avvenimenti aprono la strada al periodo delle riforme più radicali, appoggiate dall’opinione pubblica ma applicate con principio autocratico: il governo di Nicola I, che ha sacrificato tutti gli altri interessi per fare della Russia una potenza militare, ha dimostrato la sua inefficienza durante la guerra di Crimea.
Un nuovo sistema è necessario e quindi deve essere adottato, malgrado sia un attento guardiano dei diritti e dei privilegi autocratici e resista ad ogni tentativo di forzargli la mano Alessandro tende a darsi un’immagine, durante la maggior parte del suo regno, di un sovrano costituzionale di stampo europeo.
Subito dopo la fine della guerra di Crimea promulga una serie modifiche alla legislazione dell’industria e del commercio che hanno come conseguenza la nascita di un grande numero di Compagnie a Responsabilità Limitata.
Nello stesso tempo viene redatto un piano per la realizzazione di una grande rete ferroviaria sia per migliorare lo sfruttamento delle risorse naturali che per incrementare il potere di attacco e difesa dell’esercito.
Ulteriori progressi sono però bloccati da un formidabile ostacolo, l’esistenza della servitù della gleba, Alessandro mostra subito di voler prendere di petto questo problema, che il padre ha sempre preferito accantonare.
Prendendo spunto da una petizione presentata dai proprietari terrieri delle province polacche e lituane e sperando che le loro relazioni con i servi possano essere gestite in modo più soddisfacente (intendendo il termine nei sensi della soddisfazione dei proprietari) lo zar autorizza la formazione di comitati “per il miglioramento delle condizioni di vita dei contadini” ed illustra i principi in base a cui devono essere effettuati i miglioramenti.
Questo passo è seguito da uno ancora più importante, senza consultare i suoi soliti consiglieri Alessandro ordina al ministro dell’interno di inviare una circolare ai governatori della Russia Europea con le istruzioni inviate al governatore generale della Lituania.
La circolare loda le, presunte, intenzioni patriottiche dei proprietari terrieri della Lituania e suggerisce ai proprietari delle altre province di formulare analoghi propositi.
L’obiettivo è presto raggiunto, in tutte le province ove vi sono servi della gleba vengono formati i comitati per l’emancipazione.
La questione dell’emancipazione dei servi solleva un gran numero di spinosi problemi in quanto non si tratta di una questione umanitaria risolvibile con un ukase imperiale bensì di cambiare radicalmente gli equilibri politici e sociali della Russia.
Alessandro ha una conoscenza minima di ciò che è necessario per condurre in porto felicemente una simile operazione che vede come la semplice scelta tra due possibili strade.
Molti consigliano allo zar di trasformare i servi in lavoratori agricoli dipendenti dal punto di vista economico e amministrativo dai loro datori di lavoro mentre altri sostengono la loro trasformazione in proprietari indipendenti.
L’imperatore da il suo supporto alla seconda soluzione ed i contadini russi di conseguenza acquisiscono, almeno formalmente, diritti e privilegi persino maggiori degli altri contadini europei, in realtà tutta l’operazione di riforma agraria conseguente si avvierà con tempi così lenti che nel 1914 solo una minima frazione degli ex servi è diventata realmente proprietaria.
Il 3 marzo 1861, nel sesto anniversario dell’incoronazione di Alessandro II, la legge di emancipazione è firmata e pubblicata.
A questa seguono altre riforme: la riorganizzazione dell’esercito e della marina; un nuovo sistema giudiziario basato sul modello di quelle della Francia, introdotto in questa nel 1864; un nuovo codice penale ed una semplificazione nella procedura civile e penale; un elaborato schema di autogoverno locale per i distretti rurali (1864) e le grandi città (1870) con assemblee elettive con limitati poteri di tassazione; una nuova polizia rurale sotto il controllo diretto del ministero degli interni.
Queste nuove istituzioni pur migliorando alcune situazioni non sono sufficienti per modificare i reali rapporti tra le classi nella cristallizzata società russa, società segrete vecchie e nuove continuano ad operare mentre dall’occidente giungono nuove idee come l’anarchismo ed il socialismo.
Alessandro risponde a tutto ciò alternando repressione e promesse di ulteriori riforme.
All’inizio del suo regno Alessandro afferma, in riferimento a polacchi, ukraini, lituani, livoni bielorussi, “nessun sogno” riguardo a possibili movimenti indipendentistici.
La conseguenza è la rivolta del gennaio 1863 che viene repressa dopo un anno e mezzo di combattimenti, migliaia di polacchi vengono giustiziati e decine di migliaia deportati in Siberia.
Il prezzo che la Russia paga per aver mano libera nei confronti delle nazionalità non russe è l’appoggio all’unificazione della Germania da parte della Prussia.
Tutti i territori polacchi e lituani sono esclusi dalle riforme introdotte da Alessandro, in Lituania la legge marziale introdotta nel 1863 viene abolita solamente 50 anni dopo.
Le lingue nazionali di Lituania, Ukraina e Bielorussia sono assolutamente proibite nei testi scritti mentre il polacco è vietato sia come lingua scritta che parlata in tutte le province tranne che nel Ducato di Varsavia.
Proprio il giorno della firma del decreto, il 13 marzo 1881, di soppressione delle lingue non russe, Alessandro II cade vittima di un attentato da parte di un’anarchico, mentre transita per la strada centrale di San Pietroburgo, nei pressi del Palazzo d’Inverno, viene ferito mortalmente dall’esplosione di una granata costruita manualmente e muore poche ore dopo.
Gli attentatori fanno parte del gruppo rivoluzionario Naradnaya Volya (Speranza del popolo) che spera che l’azione inneschi una rivoluzione sociale. I membri del complotto sono arrestati e giustiziati mentre l’esecutore materiale, il polacco Ignacy Hryniewiecki muore durante l’azione.
Alessandro III Romanov
Alessandro III Romanov – Zar dal 1881 al 1894 è il secondogenito di Alessandro II.
Fin dall’inizio il nuovo zar indica un netto cambiamento politico rispetto alle timide aperture del padre e già lo stesso proclama di incoronazione è un chiaro pronunciamento a favore del principio dell’autocrazia assoluta; il suo programma politico può essere riassunto nelle tre parole chiave: nazionalismo, ortodossia religiosa, autocrazia.
Nella sua idea lo stato ideale è quello con una sola lingua, una sola nazionalità , una sola religione ed una sola forma di amministrazione e negli anni che seguono Alessandro si applica per rendere reale questa visione: la lingua russa e la corrispondente cultura sono imposti a tutti coloro che vivono nei confini russi siano tedeschi, polacchi, finnici, caucasici; la religione ortodossa viene imposta alle altre confessioni tramite persecuzioni (pogrom antiebraici) o smembramento delle restanti altre forme organizzate di credo religioso.
In campo amministrativo Alessandro riduce l’autonomia degli Zemstvo, le assemblee locali elettive, e pone la popolazione delle campagne sotto il controllo di proprietari terrieri di scelta governativa.
Anche l’amministrazione centrale dipende direttamente dallo zar. Consapevole della debolezza militare della Russia, ciò lo porta ad avere una politica estera pacifista, collegata però ad una politica di riarmo interno.
Malgrado il profondo risentimento verso Otto von Bismarck evita la rottura completa con la Germania ed anzi l’Alleanza dei tre imperatori (Russia, Germania, Austria) sembra, almeno per un certo tempo, rivitalizzata.
Solamente negli ultimi anni del suo regno, quando M. Katkov acquisisce una certa influenza a corte che Alessandro adotta nei confronti del governo di Berlino un atteggiamento maggiormente ostile, concentrando una grande quantità di truppe nei pressi dei confini e stabilendo relazioni diplomatiche cordiali con la Francia, tradizionale nemica della Germania.
Anche nei confronti della Bulgaria lo zar mantiene un atteggiamento di prudenza e malgrado gli sforzi che vengono profusi da piu parti allo scopo di distruggere l’influenza russa nella regione pone sempre il veto a qualsiasi ipotesi di intervento militare.
In Asia centrale Alessandro III prosegue la tradizionale politica di graduale espansione cercando sempre di evitare di entrare in conflitto con gli interessi della Gran Bretagna. ·
Nel 1887 la polizia segreta sventa un attentato, ai danni dello zar, progettato dalla gruppo ”Speranza del popolo”.
Tra gli arrestati vi è anche Aleksandr Ulyanov (fratello maggiore di Vladimir Ilyich Ulyanov “Lenin”), che viene impiccato il 5 maggio 1887.
Alessandro III muore il 1 Novembre 1894 a Livadia e gli succede il figlio maggiore Nicola.
Nicola II Romanov
Nicola II Romanov– Zar dal 1894 al 1917 Nato il 6 maggio del 1868 primogenito di Alessandro II e Maria Fèdorovna, sposato con Alessandra d’Assia (che assume il nome di Alessandra Fèdorovna dopo il matrimonio).
Nel novembre 1894, alla morte del padre, diventa zar di Russia, i primi dieci anni del suo regno, grazie al riavvicinamento alla Francia e alla politica del ministro Sergej Vitte , rappresentano un periodo economico brillante per la Russia, si realizza la rete ferroviaria e aumentano le esportazioni di cereali, legno e minerali preziosi.
Dal maggio al luglio 1899, lo zar partecipa alla conferenza dell’Aja per la soluzione pacifica delle controversie internazionali e la riduzione degli armamenti.
Nel 1904-1905, le mire espansionistiche in Manciuria di Nicola II si concludono con una pesante sconfitta negli stretti di Tsushima a opera della flotta giapponese.
Il 22 gennaio del 1905 durante un’imponente manifestazione di protesta (circa centomila tra operai e contadini), organizzata dal pope Gapon sulla piazza di Pietroburgo, allo scopo di presentare a Nicola II una petizione per chiedere riforme politiche, innalzando icone e ritratti dello zar, fu falciata dall’esercito e dalla cavalleria su ordine dello zar (che da allora fu appellato come ” Nicola il sanguinario“) causando la morte di duecento persone e il ferimento di altre mille (viene ricordata come la Domenica Rossa).
A questa strage segue una serie di rivolte e scioperi che costringe Nicola II, nell’ottobre 1905, a emanare un manifesto che annuncia la concessione di alcune libertà costituzionali e di un’assemblea legislativa (duma), di fatto istituita l’anno successivo, e l’avvio di importanti riforme (1907-1908).
Ma, di fronte alla nascita e organizzazione del proletariato industriale, alla formazione di un’intelligencija rivoluzionaria e alla costituzione di nuovi movimenti politici che richiedono maggiori libertà , Nicola II, di carattere debole, indeciso, facilmente influenzabile, talvolta travagliato da crisi mistiche “si ripara dietro il dogma dell’autarchia zarista”, soffocando i conflitti, tra cui va ricordato quello dell’aprile 1912 conclusosi con il massacro dei minatori in sciopero della miniera d’oro della Lena in Siberia.
Durante la prima guerra mondiale, dal 1914 al 1917, muoiono circa sei milioni di russi, a causa degli errori strategici dello Stato Maggiore russo e dello stesso zar e della nefasta influenza sulla famiglia imperiale del monaco Grigorij Efimovic Rasputin che, raggiunta l’illimitata fiducia dello zar, impone dei propri seguaci alla guida del governo, instaurando un regime d’arbitrio e di corruzione.
Questo stato di cose acuisce i conflitti sociali che sfociano nella rivoluzione antizarista del febbraio 1917.
Nicola II abdica, detronizzato il 2 marzo 1917, a seguito della Rivoluzione d’Ottobre Viene arrestato e rinchiuso nella casa del mercante Ipat’ev a Ekaterinburg negli Urali.
Nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918 viene ucciso, per ordine dei capi bolscevichi, assieme alla moglie Alessandra e ai figli Alekseij, Tatiana, Olga, Maria e Anastasia, al fedele medico personale Borkin e a quattro servitori.
Gli incaricati dell’eccidio, un commando guidato da Jakov Jurovskij, fanno scendere i prigionieri nella cantina, dove Jurovskij legge l’ordinanza della fucilazione, poi viene spenta la luce e aperto il fuoco. Jurovskij spara a bruciapelo su Nicola II, i suoi uomini scaricano le loro armi nel mucchio.
Quando viene riaccesa la luce, sei persone sono ancora vive: il piccolo Alessio , tre delle sorelle, il medico e una cameriera.
Vengono finiti a rivoltellate, salvo Anastasia che viene trafitta a colpi di baionetta.