Storia della Tunisia

La Tunisia è lo Stato più settentrionale dell’Africa. Fa parte della regione del Maghreb del Nordafrica. Confina con l’Algeria a ovest, la Libia a sud-est ed è bagnata dal Mar Mediterraneo a nord e ad est. Presenta i siti archeologici di Cartagine risalenti al IX secolo a.C., così come la Grande moschea di Qayrawan.

La Tunisia è stata abitata fin dalla preistoria: la presenza umana è documentata fin dal paleolitico. I suoi primi abitanti noti furono tribù berbere. Sintetizzando millenni di storia tunisina bisogna ricordare il conflitto interetnico tra i berberi sedentari e gli arabofoni nomadi, avvenuto fra il XII e il XIV secolo.

Il rapporto fra queste due culture, sul piano del potere politico, è stato sempre squilibrato a sfavore della cultura berbera. La comunità berberofona, ad oggi, è una minoranza pari all’un per cento della popolazione totale

Conosciuta per la sua architettura antica, i souk e le coste blu. Contiene l’estremità orientale delle montagne dell’Atlante e le propaggini settentrionali del deserto del Sahara; gran parte del suo territorio rimanente è terra coltivabile. La sua capitale e città più grande è Tunisi, che si trova sulla costa nord-orientale e dà il nome al paese.

Nell’814 a.C. fu fondata Cartagine per mano dei fenici; dopo le Guerre puniche Cartagine passò sotto la conquista romana, dove conobbe un periodo di grande prosperità. Si svilupparono fortemente l’agricoltura e l’urbanizzazione.

La regione corrispondente oggi alla Tunisia era considerata parte della regione Libica per tutta l’antichità.

L’influenza della cultura di Roma portò anche con sé l’influenza del Cristianesimo; non è possibile stabilire la data di inizio della diffusione ma ai tempi di Tertulliano e Cipriano, la Chiesa nell’area dell’odierna Tunisia appare già organizzata; Agostino d’Ippona afferma che il cristianesimo si diffuse dapprima nelle comunità ebraiche di Susa, Cartagine ed Utica.

Cartagine, centro principale, subì varie persecuzioni da parte dell’impero romano.

Il cristianesimo si diffuse fra la popolazione romanizzata, poco e tardivamente presso le popolazioni berbere. Nel corso del III secolo a Cartagine si indissero concili: nel 220 con 70 vescovi; tra 236 e 240 con più di 80 e con oltre 100 nel 256. La maggior parte di questi proveniva da territori della Tunisia odierna.

La Chiesa tunisina fornì forti personalità alla culture teologica in lingua latina quali Tertulliano, Cipriano ed Agostino.

Grande il contributo degli “africani” dei primi secoli quali Vittore Vitense, Quodvultdeus di Cartagine e Fulgenzio di Ruspe.

La Chiesa cartaginese annoverò tre papi: Vittore I (189-199), Milziade (311-314) e Gelasio I (492-496).

A metà del VII secolo iniziò la penetrazione degli arabi e della loro nuova religione, l’Islam.

Furono loro necessarie sei spedizioni, la prima nel 647, la seconda nel 661, la terza nel 670, la quarta nel 688, la quinta nel 695 e la sesta nel 698-702, per strappare il paese ai Bizantini e insediarvisi stabilmente, spezzando anche la resistenza dei Berberi, nel 670 gli invasori arabi fondano Qayrawan.

Con la conversione dei Berberi all’Islam (702), l’antica Provincia Africa diventò Ifriqiya nella lingua dei nuovi dominatori.

Sebbene il popolo berbero avesse adottato la religione degli invasori, non fu mai disposto ad accettarne il dominio, tanto da aderire in massa al Kharigismo e a iniziare una serie di rivolte che durarono fino all’arrivo dei Turchi ottomani.

Dopo la dinastia degli Aghlabidi, soggetta ai califfi sunniti (IX secolo), proprio l’Ifriqiya vide la nascita (909) della dinastia sciita dei Fatimidi.

Nella prima metà del XII secolo le città della costa furono occupate dal Regno di Sicilia.

Nel 1159-1160 tutta la regione cadde sotto il dominio degli Almohadi, berberi provenienti dal Marocco e dall’Algeria, che unificarono tutto il Maghreb.

Tuttavia, già nel 1228 se ne rese autonoma la dinastia berbera degli Hafsidi, che regnò fino al XVI secolo, quando, in risposta alle crescenti pressioni del Regno di Spagna, si realizzò gradualmente la conquista da parte dei turchi ottomani che si completò nel 1574.

Gli ottomani tuttavia furono sempre pochi e costretti a delegare il potere amministrativo a notabili locali, riservandosi l’autorità militare.

Nel 1705 venne fondata la dinastia Husaynide, i cui esponenti regnarono come Bey di Tunisi fino al 1957.

Nel 1881 la Tunisia fu assoggettata a protettorato francese anche se formalmente rimase retta dal Bey fino al 1956.

Il 12 maggio 1881, in seguito all’invasione militare da parte di truppe francesi, fu firmato il Trattato del Bardo.

La Francia, già da 50 anni installata in Algeria, con tale atto bloccò le mire dell’Italia che già contava la colonia europea più numerosa con un insediamento di agricoltori provenienti principalmente dalla Sicilia.

La Francia mirava allo sfruttamento delle risorse naturali (agricole e minerarie), quindi investì nella costruzione delle reti di trasporto (stradale, ferroviario e navale) soprattutto in funzione di tale progetto.

La feroce resistenza anticoloniale durò per tutti i 75 anni di dominazione francese, alimentata e poi diretta dagli allievi delle prime scuole e università moderne.

La guidò il Partito della Libera Costituzione (1920), poi soppiantato dal più radicale Néo-Destour, (1934), (dal 1964 Partito Socialista Costituzionale).

Nel 1938 il governo francese proclamò lo Stato d’assedio in tutta la Colonia, segnando così l’inizio la lotta per l’Indipendenza della Tunisia.

La seconda guerra mondiale coinvolse la Tunisia dal giugno 1940 al maggio 1943. In seguito alla sconfitta francese da parte della Germania hitleriana, in base al Secondo armistizio di Compiègne (22 giugno 1940) la Tunisia diventò parte del regime di Vichy.

Dall’ottobre-novembre 1942 la Tunisia venne occupata dai tedeschi e dagli italiani in ritirata pressati dall’8ª Armata britannica proveniente dall’Egitto e dalle divisioni americane provenienti dal Marocco.

L’11-13 maggio 1943 le forze dell’Asse, comandate dal generale italiano Messe, in assenza di rifornimenti e rimpiazzi e circondate da soverchianti forze nemiche, si arresero a Capo Bon.

Il 31 luglio 1954 il primo ministro francese Pierre Mendès France s’impegnò, in un discorso a Cartagine, a riconoscere l’autonomia tunisina. 

Tahar Ben Ammar del Destour divenne primo ministro a Tunisi, l’anno seguente, il 3 giugno: le convenzioni firmate da Mendès-France e Ben Ammar inaugurarono l’autonomia tunisina; i colloqui proseguirono in vista dell’indipendenza.

Il 20 marzo 1956 il Trattato del Bardo venne abrogato, in seguito a quest’evento la Tunisia venne dichiarata indipendente.

Alle elezioni dell’8 aprile il Néo-Destour ottenne il 95% dei voti: Habib Bourguiba, esponente del Néo-Destour divenne Primo Ministro.

Il 3 agosto la Tunisia abrogò il doppio regime (coranico e civile) nei tribunali e progressivamente attuò lo stesso nelle scuole.

Il 13 agosto fu approvato il Codice dello statuto della persona (CSP), che di fatto emancipava le donne (divieto della poligamia, necessità di un’età minima e del reciproco consenso per il matrimonio, abolizione del dovere di obbedienza della sposa, sostituzione del divorzio al ripudio, solo maschile).

Cinque mesi dopo fu vietato l’uso dell’hijab nelle scuole e sette mesi dopo alle tunisine è stato pienamente riconosciuto il diritto di voto.

Il 25 luglio 1957, avvenne la proclamazione della Repubblica, l’Assemblea Costituente dichiarò decaduta la dinastia Husaynide, si elesse un consiglio costituzionale che attribuì a Bourguiba le funzioni di Presidente della Repubblica.

Il 1º giugno 1959 venne adottata la prima Costituzione repubblicana, che confermò la natura laica dello Stato, preceduta in primavera dalle prime elezioni municipali, l’8 novembre si tennero, unitamente a quelle parlamentari, le prime elezioni presidenziali e venne eletto Bourguiba, unico candidato.

All’inizio del 1963, Bourguiba inaugurò la fase socialista, come necessaria allo sviluppo, ma in seguito a ciò la Francia azzerò gli aiuti allo sviluppo, temendo un’influenza della Tunisia sugli Stati facenti parte del Patto Atlantico.

Il 15 ottobre le truppe francesi lasciarono il porto di Biserta, ultima loro base nel Paese.

Nel 1970 Bourguiba cominciò a chiudere la fase socialista, il 26 gennaio 1978, “Giovedì nero” ci fu uno sciopero generale proclamato dal sindacato UGTT e ai disordini che seguirono, la polizia rispose brutalmente, sparando sui manifestanti, su ordine del presidente: alcune centinaia furono i morti.

L’anno seguente in seguito alla firma degli accordi di Camp David fra Egitto e Israele (settembre 1978), la Lega araba trasferì la sua sede a Tunisi; ritornerà al Cairo nel settembre-ottobre 1990.

Al congresso del PSD del 1981 Bourguiba aprì al pluralismo politico: i primi due partiti di opposizione (MSD e PUP) furono legalizzati il 19 novembre 1983.

Tra la fine del 1983, e il gennaio 1984, l’annuncio di un aumento del prezzo del pane e dei cereali generò violente manifestazioni spontanee; la repressione causò un centinaio di morti, ma il 6 gennaio il presidente annunciò alla televisione il mantenimento dei prezzi.

Il 7 novembre 1987 il generale Zine El-Abidine Ben Ali, Primo ministro dal 1º ottobre, depose il presidente Bourguiba per senilità con un colpo di Stato “medico”, favorito fra l’altro dall’Italia.

Il generale costruì un regime autoritario, fondato sul sopruso ed intriso di corruzione, ponendo fidati collaboratori nei ruoli di dirigenza e costruendo leggi elettorali truffa, le quali gli permisero di ottenere dei risultati plebiscitari nelle elezioni degli anni seguenti.

Il 17 dicembre 2010 un giovane ambulante, Mohamed Bouazizi, si diede fuoco davanti al palazzo del Governatorato di Sidi Bouzid a seguito della volontà delle autorità di revocargli la licenza, quest’episodio portò alla nascita della Primavera Araba, un insieme di movimenti popolari che si svilupparono in diverse nazioni arabe.

Il 14 gennaio 2011 si dimise il presidente Ben Ali, il quale andò all’estero.

Le sommosse popolari in Tunisia del 2010-2011 contro il carovita furono una miccia.

Ad assumere provvisoriamente la presidenza, secondo la costituzione tunisina di allora, fu il presidente della Camera Fouad Mebazaâ, inaugurando un’incerta fase transitoria.

Il 6 febbraio il ministro degli Interni tunisino annunciò la cessazione delle attività del partito del deposto presidente Ben Ali, l’RCD (Rassemblement Constitutionnel Democratique), con la chiusura di tutte le sedi del partito.

Il 23 ottobre 2011 si sono svolte le elezioni per l’Assemblea costituente della Tunisia che hanno visto la netta affermazione del partito islamico moderato Ennahda, seguito dal Congresso per la Repubblica.

Il difficile cammino costituente, caratterizzato da tensioni anche tra i partiti si è concluso con alcune intese, che hanno permesso di mantenere un quadro politico-istituzionale.

Il 26 gennaio 2014 è entrata in vigore una nuova Costituzione (democrazia islamica), contenente garanzie di libertà ed uguaglianza, principi di tutela delle tradizioni e un'”introduzione rivoluzionaria” dei “nuovi diritti”.

Le elezioni legislative per l’attribuzione dei 217 seggi previsti per l’Assemblea del Popolo (il Parlamento tunisino) si sono tenute senza incidenti e contestazioni in Tunisia il 26 ottobre 2014.

La propaganda elettorale ha avuto inizio dal 4 ottobre 2014, sono state le prime elezioni giudicate a livello internazionale sostanzialmente rispettose delle tradizioni democratiche parlamentari e realmente multipartitiche.

Le prime libere elezioni presidenziali dopo l’indipendenza della Tunisia, tenutesi in due turni il 23 novembre e il 21 dicembre 2014, hanno dato la vittoria a Beji Caid Essebsi.

Il 25 luglio 2019, dopo la morte di Béji Caïd Essebsi e in conformità con le disposizioni della Costituzione, diventa Presidente ad interim Mohamed Ennaceur, resta in carica fino al 23 ottobre 2019

Kaïs Saïed è, dall’ottobre 2019, presidente della Repubblica Tunisina.

Candidato indipendente alle presidenziali del 2019 e godendo di un’immagine di probità, è stato eletto al secondo turno con il 72,7% dei voti espressi, contro l’imprenditore Nabil Karoui.

Nel 2021, mentre gode ancora di una notevole popolarità, in un contesto di blocchi politici e di difficoltà dovuta alla pandemia di COVID-19, si attribuisce unilateralmente pieni poteri costituzionali, revocando i membri del governo e congelando le attività del parlamento, quindi lo scioglie. 

Per oppositori ed analisti, costituì un colpo di stato.

Nel 2022 ha fatto adottare, tramite un contestato referendum, una nuova Costituzione caratterizzata da un forte potere esecutivo e che fa riferimento all’Islam come “obiettivo dello Stato” e “fonte del diritto”.

(Fonte wikipedia)